Sono le 19 di un giorno di ordinaria “quarantena” in Valsassina, più precisamente a Primaluna. Appoggiato alla finestra che si affaccia alla via Provinciale osservo il panorama serale.

Identico o quasi a quello giornaliero, si sentono in lontananza i merli e altri uccelli poi il silenzio totale. Passa il pullman completamente vuoto, qualche macchina e un signore che in tutta fretta fa fare i bisogni al suo cane nel prato di fronte.

Si intravede una bandiera italiana che si sposta con la brezza serale e un lenzuolo con l’arcobaleno disegnato e con la scritta “andràtuttobene“.

Si sente la mancanza del rumore dei camion pieni di flange che circolavano in un senso e nell’altro, non si sentono più i rumori in lontananza delle “berte” in azione o il chiasso dei trattori pieni di letame.

Nemmeno le moto che sfrecciavano a tutta velocità si riescono ad ascoltare e il parcheggio della pizzeria è vuoto e con la catena tirata.

Ci si prepara all’ennesima serata in quarantena, computer aperto e telefono sopra il tavolo, alla tele parlano di numeri, contagi e guariti, sul tablet le nonne salutano i nipotini guardando nel punto sbagliato, i nonni giocano a solitario o fanno un pisolino con le braccia appoggiate al tavolo.

Cala la sera in Valsassina, oggi non c’è Venere che luccica alto nel cielo, si vede il riflesso della Grigna innevata e si sente il freddo dell’aria pura valsassinese.

Stasera niente sirene, si accende una speranza. La pastina è pronta, si mangia in silenzio, non c’è da fare troppi piani per domani, solo aspettare che le cose cambino, arriva qualche messaggio sul cellulare, ci si saluta con un “andràtuttobene”, ci si rimboccano le coperte e ci si addormenta. Domani sarà un altro giorno, un nuovo giorno in “quarantena”, un’altra giornata di far passare senza fretta e senza frenesia, sperando di tornare a sentire i rumori della Valsassina, quelli della Valsassina che vuole vivere e tornare ad essere quella di prima.

Fer