No, non ci riuscirà questo Coronavirus a toglierci anche il buon umore. Ieri, primo aprile, anche da casa ci abbiamo provato ad attaccare “un pesce” nella schiena dei nostri conoscenti e amici. Lo abbiamo fatto tramite quello che ci è permesso usare: i social, soprattutto Whatsapp. Chi di noi non ha ricevuto un allegato, una notizia falsa o una foto dubbiosa? Penso un po’ tutti.

Nel gruppo del minibasket Introbio il pesce è arrivato presto, forse il primo dei messaggi che sono stati pubblicati nella chat composta da una sessantina di persone. “Il Centro Sportivo Italiano invita bambini e genitori a partecipare alla serata di premiazione di venerdì 3 aprile nella sala Ticozzi”, troppo evidente per essere vero e soprattutto troppo bello per essere veritiero.

Pur essendo così evidente, da subito l’indignazione per il mancato rispetto delle regole di distanziamento sociale prese piede e le risposte arrabbiate per questa decisione invasero la chat. Qualcuno, dopo aver capito il gioco, continuò a dare corda confermando la presenza del loro figlio al falso evento, tutto nei primi dieci minuti fino che il “serio” di turno scrisse: PESCE.

Si perché anche nella vita virtuale come in quella reale c’è chi sa, molte volte inconsapevolmente, rovinare tutto. “Pesce, questo è un pesce d’aprile” e poi tutti a ridere a invadere la chat con messaggi e sorrisi.

In una certa maniera la missione era stata compiuta, con due righe ero riuscito a fare sorridere sessanta persone, ma soprattutto, con due stupide righe ero riuscito ad accendere una speranza, perché dopo le risate e le faccine allegre, sono arrivati i messaggi di speranza.

“Riempiremo un pullman e andremo tutti a festeggiare quando finirà tutto questo”, questo il primo messaggio, poi una valanga di ‘mi piace’ e di messaggi di speranza, e tanti, tantissimi “#andràtuttobene. Perché sì, andrà tutto bene… e questo non è un pesce d’aprile.

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