Pandemia. Secondo il vocabolario è “un’epidemia con tendenza a diffondersi rapidamente attraverso vastissimi territori o continenti”. Sì, allora questa è una pandemia, me lo conferma il messaggio che ho ricevuto stamattina. “Ciao, ti ricordi di me? Sono Sonia la tua professoressa di letteratura”.
Certo che mi ricordo, le medie le ho fatte in una scuola di Montevideo in Uruguay, ma Sonia Otero era una professoressa amante dell’italiano. Non mancavano mai i testi di autori italiani nelle sue lezioni, ma anche citazioni di attori e personaggi dello stivale. Fu lei che portò tutta la classe a teatro quando arrivò Vittorio Gassman e ci fece amare la Divina Commedia di Dante leggendoci ogni passaggio con passione e dedizione.
L’Uruguay è un paese dove l’Italia e la Valsassina sono presenti ad ogni angolo. A Montevideo c’era “la comasca” un circolo nel quale tutte le domeniche si radunavano i migranti della Valsassina a mangiare polenta taragna e giocare a bocce. Tantardini, Paroli, Maroni, Manzoni, Valsecchi, Grigi, Acquistapace sono cognomi che si trovano in ogni citofono in città e sono stati questi umili cittadini valsassinesi insieme a molti alti a fare di quel piccolo paese un posto speciale e pieno di italianità.
Sonia si emoziona quando le racconto dei miei ricordi, mastica qualcosa di italiano e legge il giornale, cerca notizie, si preoccupa per il suo ex alunno.
Anche questo è pandemia, uno dei lati buoni di questa situazione, quando il mondo si fa piccolo e il passato si confonde con il presente e tutti alla fine pensiamo al futuro.
Fer