Sono le 6 e mezzo del mattino in una Valsassina dove all’improvviso è ritornato l’autunno. Nuvole grigie coprono la Grigna e l’aria è diventante frizzantina. Una lieve brezza fa cadere i fiori dei ciliegi e i meli. Niente è cambiato ma qualcosa si muove. I numeri di ieri sera alla televisione non sono quelli che ci si poteva aspettare, ma qualche speranza inizia ad esserci, forse si vede in lontananza una luce.
In tanti si spostano in macchina, alcune fabbriche hanno riaperto e qualche cantiere da ieri è attivo. Mancano i vecchietti che con le mani dietro la schiena guardano le ruspe e le betoniere lavorare. Siamo in un mondo nuovo, un mondo fatto di paure e incertezze, di virus e di saracinesche abbassate. Un mondo nel quale il protagonista è il termometro, quello che ci dà il via al mattino mentre cerchiamo di svegliarci e con la coda dell’occhio guardiamo e aspettiamo che la temperatura si fermi prima dei 37.5 gradi.
Un mondo fatto di autocertificazioni, moduli da compilare, guanti in lattice e mascherine. Tutti assorti nei propri pensieri.
Sulla Provinciale vecchia un signore sistema i pali in un orto, un camion riscalda i motori e un vicino bestemmia al passaggio di una persona col suo cane. Ognuno ha un proprio mondo e un proprio pensiero.
C’è chi pensa al mare, c’è chi a tornare in baita, chi invece pensa a scalare una parete o chi sogna sentieri e boschi.
Il virus ci ha distanziato e continuerà a farlo per molto tempo. Ognuno al suo posto, ognuno col suo pensiero, ognuno nascosto dietro alla sua mascherina. Siamo nel tempo dei sorrisi nascosti e degli occhi che parlano, occhi tristi, occhi pensierosi e melanconici.
Vietato mollare, ammesso sognare.
Fer