Il Vangelo di oggi è certamente fra le pagine nelle quali ci è più facile sentirci rappresentati.
Potremmo essere tentati di giudicare questi due discepoli come uomini di poca fede, ma chi, quando tutta la vita sembra ti crolli addosso, non ha mai dubitato della fede o non gli è mancata la voglia di pregare?
Questi due discepoli erano nell’abbattimento più profondo perché quel Gesù, per il quale avevano lasciato tutto per seguirlo, ora non c’era più e con lui erano svanite tutte le loro speranze.
È vero: erano speranze impure, ancora bisognose di essere purificate da tante attese terrene – mentre Gesù aveva detto che il suo regno non è di questo mondo – ma il loro attaccamento a Gesù era sincero e generoso.
Ora questo Gesù non c’era più.
Momento drammatico, come quando ti muore un figlio, o ti senti dire “non ti voglio più bene”, o perdi il lavoro e ti trovi in una situazione inestricabile.
Questo Vangelo dei discepoli di Emmaus è il riconoscimento della debolezza umana vinta dagli avvenimenti e senza speranza, e come la presenza di Gesù sappia ridestare la vita in questa umanità abbattuta.
È sempre bello vedere nel Vangelo come Gesù non ci raggiunga baldanzoso, accetta di scendere nei nostri fallimenti o debolezze e mettersi accanto a noi, dentro le nostre storie, e aiutarci a risalire.
Il discorso che fa Gesù è semplicemente mostrare come la sua vita fosse il compimento delle Scritture e come queste si riassumano nel gesto dello spezzare il pane, segno della sua vita donata per noi.
Ancora oggi sono la Scrittura e L’Eucaristia, custodite nella Chiesa come memoria viva di Gesù, che ci parlano di lui e che ce lo rivelano presente e che cammina con noi.
“Resta con noi perché si fa sera”: è la paura che con il buio della sera spaventa il cuore.
Ma una volta riconosciuto Gesù, anche se scompare dalla loro vista trovano il coraggio di uscire nel buio della notte per portare l’annuncio agli altri apostoli condividendo con loro la gioia e l’entusiasmo.
È il segno della fede in Gesù risorto vissuta nella comunione della Chiesa.
Potremmo dire che questo Vangelo è la penultima parola nel cammino di maturazione e di purificazione della fede nei discepoli di Gesù; l’ultima parola loro e nostra sarà quando dovremo percorrere il medesimo cammino percorso da Gesù: ma ora sappiamo che lui cammina sempre con noi ed è a questa certezza che dovremo sempre restare aggrappati anche nel momento della nostra personale passione.
Don Gabriele
vicario parrocchiale