INTROBIO – Lo sanno tutti, lo sapevano tutti ma il Comune pare averlo scoperto a cose fatte. Mostrando grande incredulità è rimasto ufficialmente spiazzato, e dopo mesi e mesi dall’accaduto (la posa del fantomatico ponte alla Bocca di Biandino, è avvenuta “senza padri” ad agosto 2019) ha incaricato due tecnici specializzati di “metterlo a norma”, attraverso la necessaria sanatoria dei diversi ‘casini’ e l’altrettanto obbligatorio collaudo. Incredibilmente mai avvenuto, nonostante ci si avvicini all’anno di vita del ponte in questione – che nel frattempo è stato attraversato da migliaia e migliaia di persone, quasi tutte inconsapevoli dell’assenza delle necessarie prove di carico.
Ovviamente nulla è gratis quando si ricorre a periti e dunque Villa Migliavacca spenderà circa cinquemila euro per le parcelle dei due professionisti. All’uopo sono stati individuati gli ingegneri Rigamonti e Bertola – la cui accettazione degli incarichi, agli atti risulta ancora in sospeso.
Delibera di giunta relativa e determina dell’Ufficio Tecnico risalgono a febbraio e marzo 2020 (comunque diversi mesi dopo la posa del ponticello) ma sono state divulgate solo di recente con la pubblicazione all’Albo Pretorio comunale. Una prassi, quella del differimento nei tempi nella diffusione di atti di peso come questi piuttosto invalsa, a Introbio.
Ma tornando al merito, si aprono ora due scenari possibili, legati all’amministrazione comunale e in particolare al primo cittadino: due ipotesi diverse ma entrambe “allarmanti“. La prima è che, come affermato anche in consiglio comunale, sindaco e compagnia governante nulla sapessero del famoso ponte. Difficile, ma la “presunzione di innocenza” è dovuta, anche se in paese un po’ tutti fin da subito sapevano e discutevano dell’operazione ponticello. Un manufatto spuntato come un fungo, del quale si conoscono bene quantomeno realizzatore, trasportatore e “posatore”.
Tutti soggetti ben noti a chi amministra il municipio introbiese.
Ma quest’ultimo ha impiegato parecchio tempo a muoversi, nonostante mancasse qualunque tipo di autorizzazione, permesso, collaudo. Solo dopo diversi articoli di questo giornale, un’inchiesta aperta dalla Forestale e una interpellanza della minoranza, ecco una reazione di Airoldi & C. Il sindaco in consiglio comunale (novembre 2019) riesce nell’impresa di definire dei “malfattori” quanti hanno concorso al blitz, dichiarando però contemporaneamente che “chi vi ha messo mano lo ha fatto solo per migliorare la sicurezza”.
Formalmente dunque il sindaco non ne sapeva nulla. Il che sembra almeno “originale” visto il clamore sollevato intorno al caso, al punto da portare in Procura un paio di imprenditori introbiesi.
L’alternativa? Quella che il borgomastro sapesse invece dell’operazione in corso. Ma sarebbe uno scenario improponibile e avrebbe conseguenze giuridiche potenzialmente così gravi da mettere in seria difficoltà il primo cittadino pro tempore di Introbio.
Dunque: o Airoldi ignorava oppure sapeva. Quale delle due è l’ipotesi come dire “peggiore”? Lo lasciamo valutare ai lettori. Certo, la non conclusa vicenda del ponticello alla Bocca di Biandino rimane un fatto scottante. Aggravato dai 5mila euro da spendere per sanatoria e collaudo.
VN
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