DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA DOMENICA DI PENTECOSTE



Anche oggi la liturgia ci propone come Vangelo una parte del discorso di saluto di Gesù ai suoi apostoli. Sono tutte parole molto dense di significato; in particolare oggi, festa di Pentecoste, emerge la promessa del dono dello Spirito. E’ sempre difficile parlare dello Spirito Santo: se conosciamo qualcosa di lui è perché ce ne ha parlato Gesù.

Nel momento in cui sta per lasciare i suoi discepoli, Gesù si prende cura di loro pregando il Padre perché li custodisca e invii loro lo Spirito consolatore, cioè il Paraclito. L’opera consolatoria che lo Spirito compie non va intesa come fatta di parole di conforto o, al più, di gesti che vogliono esprimere vicinanza.

Consolare è essere con chi è solo: lo Spirito presente in noi realizza questa unione di Dio con noi, così che si avveri la parola di Gesù a conclusione del Vangelo di oggi: “Io sono nel Padre mio, voi in me e io in voi”.

La presenza dello Spirito è una presenza concreta, ma nello stesso tempo discreta; eppure è la forza che unisce, che consola, che dà forza.

Essa è come l’essere figli che genera in noi un legame con chi ci ha generato, che non sappiamo spiegare a parole, ma che portiamo dentro di noi, nel profondo: a volte viviamo senza pensarci, ma a volte si esprime con tutta la carica di affetto e di fiducia.

Solo attingendo a questo legame profondo è possibile comprendere i sentimenti del proprio genitore; così solo attingendo dallo Spirito che è in noi è possibile comprendere i pensieri e i sentimenti di Dio per noi.

Questo dono dello Spirito non ci è dato una volta per tutte, come se restasse relegato nel nostro passato; esso è una presenza viva che perennemente ci è offerta.

Gesù aveva detto che lo Spirito soffia dove vuole.

È stato bello vedere Pietro e Giovanni ricolmi di Spirito santo, riconosciuti come persone semplici e senza istruzione e suscitare meraviglia quando venivano interrogati; ma ancora oggi è bello vedere un papà o una mamma trovare parole sofferte e giuste per un figlio, o un lavoratore o amministratore trovare la soluzione onesta, imprevedibile e giusta per risolvere una questione difficile.

Ma per accogliere il suggerimento e la forza dello Spirito occorrono umiltà, ascolto, riflessione e preghiera.

È lo Spirito che fa della Chiesa non un’organizzazione sociale, ma la comunità dei discepoli del Signore:

         motivo di gioia e di impegno per noi,

         di speranza per il mondo,

         di salvezza per tutti, perché Dio ama gli uomini.


Don Gabriele
vicario parrocchiale

 

 

 

 

 

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