PRIMALUNA – 12.06.2019 – 12.06.2020: è passato un anno esatto da quella terribile alluvione che, per diverse ore, scombussolò la vita dei primalunesi. Oltre 200 persone si ritrovarono da un giorno all’altro sfollate, con la casa invasa da fango, massi e tutto ciò che i torrenti portarono a valle. In centinaia si adoperarono fin da subito per evitare il peggio, lanciando un forte segnale di speranza per i mesi che seguirono.
Le immagini di paura di quel triste giorno sono ancora vive in chiunque abbia assistito all’esondazione dei torrenti del paese, che coinvolse principalmente il centro di Primaluna, la val Molinara e la Val di Fus, a Cortabbio.
Tanto è stato fatto da Comune e volontari, che per settimane si sono impegnati nel ristabilire la normalità, ma alcune ferite sono ancora aperte e visibili girando per il Paese. Una delle zone più martoriate è stata quella di San Rocco: il ponte, sotterrato dalle macerie, ha in gran parte resistito all’impatto ed è stato fortificato; l’attaccata cappelletta della Madonna dei Pastori non ha avuto bisogno di alcuna ricostruzione: questa infatti, per fortuna o per miracolo, è stata risparmiata dalla furia di detriti e acqua della Molinera.
Proprio questo affluente del Pioverna risulta tutt’oggi il tratto più martoriato dall’alluvione; lungo gli argini, sono chiari i segni del disastro, con transenne sfondate e detriti accumulati sulle coste. Resta ancora chiusa inoltre la strada limitrofa, che costeggia le scuole elementari e collega la via provinciale con il Ponte di San Rocco.
Quello che stiamo vivendo è un momento altrettanto difficile, per certi versi simile: siamo chiamati a collaborare, giocare di squadra per uscire da una situazione quasi surreale. Proprio per questo motivo, fa sorridere il messaggio di speranza esposto da un’abitazione posta proprio sulla riva di uno dei torrenti che esondò nel giugno scorso. Un ormai classico “andrà tutto bene” molto diverso dagli altri, che assume un significato più ampio: dalle macerie si può rinascere.
G.G.
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