Oggi il Vangelo ci parla della condizione nella quale siamo chiamati a vivere e ci mette in guardia riguardo all’inganno di vivere la vita come ricerca egoistica di benessere materiale e di piacere. In America si è addirittura parlato di religione del benessere, piegando gli insegnamenti della fede cristiana al perseguimento del benessere materiale: questo diventerebbe così il vero dio e il fine della vita dell’uomo. Ma questo, ci ammonisce Gesù, è il grande inganno; vivere per questo, come ai tempi di Noè e di Lot.
Eppure, proprio quelle storie ci parlano anche della fedeltà di Dio verso il giusto.
Possiamo ricordare altre due affermazioni di Gesù: quando nell’ultima cena Gesù pregò per i suoi ma non per il mondo: quel mondo che si oppone radicalmente a Lui e il cui idolo sono il benessere e il piacere in questo mondo, però, Gesù non abbandona gli uomini, non solo Noè o Lot, ma tutti: “questo è il mio sangue per voi e per tutti”.
Gesù continua ad essere la mano che il Padre tende a noi peccatori.
Dietro alle parole finali di Gesù si contrappongono due scelte fondamentali di come e per che cosa vivere:
o per se stessi e il proprio star bene,
o donando la propria vita sull’esempio di Gesù.
Sono concezioni di vita radicalmente diverse e opposte fra loro: un giorno sarà inevitabile mettere a confronto con Gesù il modo ci come avremo vissuto, e da lì scaturirà il giudizio.
Ma questa parola non vale solo per il giudizio finale; del resto a quell’incontro con Gesù ci si prepara cammin facendo, giorno per giorno.
Perciò siamo invitati a riflettere anche nella nostra vita personale di oggi per comprendere, già da oggi, come una vita donata sia più bella, dia più senso e gioia per le nostre fatiche.
Chiediamoci, in base alle nostre esperienze, se è vero che:
quando da furbo ho evitato la fatica mi sono ritrovato solo e con una vita arida che non dà frutto;
quando ho condiviso la fatica con chi era solo, ho sì faticato, ma ho provato la soddisfazione di avere costruito.
Nella Messa celebriamo il corpo spezzato di Gesù per noi: è il suo sacrificio che sostiene anche i nostri sacrifici, perché insieme abbiamo a dare frutti per la salvezza degli uomini.
Non solo alla fine della vita, ma in qualche modo già da adesso.
Don Gabriele
vicario parrocchiale