BALLABIO – Nel 1908 a Ballabio e nella Brianza si sono effettuate delle manovre di campagna militare in preparazione per una probabile guerra. A Ballabio erano accantonate le truppe del “partito rosso” che doveva essere l’esercito invasore che all’alba del 1° settembre avrebbe tentato il passaggio dell’Adda.
Nel territorio ballabiese erano accantonate le truppe della 73ª e 74ª Brigata Lombardia, insieme al reggimento di fanteria, quello dei bersaglieri, gli alpini con una sezione di mitragliatrici, cavalleria e artiglieria. Sulla riva orientale del lago di Lecco lungo l’Adda e da Mandello fino a Brivio erano scaglionate le truppe di avanzata con un fronte di osservazione di 15 chilometri.
Il “partito azzurro” di difesa era dislocato ad occidente del lago di Lecco con un fronte di osservazione di circa 30 chilometri che andava da Erba fino a Valmadrera.
Gli “invasori” ballabiesi dovevano muoversi dalla Valsassina verso l’Adda tentando la battaglia in giornata con dimostrazioni e manovre di sbarco nel fiume al comando del generale Bellini. Nell’occasione è stato improvvisato un ponte sull’Adda costruito con dei barconi. Lo “stato di guerra” fu dichiarato alle 18 del 1 settembre 1908 e le truppe ballabiesi si sono coperte di avamposti avanzando nella notte verso Lecco, Pescarenico, Olginate e Calolzio.
La manovra fu tutto un successo per le truppe “rosse” di Ballabio, lo sbarco nell’Adda si operò all’alba e furono gli alpini i primi ad arrivare, ad Olginate passarono i bersaglieri con dei galleggianti requisiti agli “azzurri” e fu costruito senza problemi il ponte di barche permettendo ai soldati di passare da una riva ad altra dell’Adda.
Il partito azzurro tentò invano di impedire le manovre dei rossi riuscendoci in parte a Civate dove le truppe ballabiesi furono fermate impedendo l’avanzamento verso Galbiate e Villa Vergano.
Le manovre si conclusero dunque con una vittoria delle truppe partite da Ballabio e proseguirono il giorno successivo con un attacco contro le posizioni azzurre di Civate
F.M.
Tratto dall’archivio del Corriere della Sera