PREMANA – “In pochi anni il Comune di Premana ha realizzato, un tratto per volta e senza una chiara pianificazione, numerose strade agro-silvo-pastorali e nuovi percorsi d’alta quota, su ripidi versanti e con interventi di qualità progettuale scarsa, destinati a far crescere il rischio idrogeologico“.
Così il dossier nazionale di Legambiente identifica Premana come esempio negativo dell’equilibrio uomo-ambiente in montagna e le assegna una bandiera nera con una motivazione che non lascia spazio alle interpretazioni.
Una piattaforma per trovare manodopera agricola in modo rapido e trasparente contro la piaga del caporalato, un gregge di capre giardiniere, classi elementari di robotica, percorsi lenti adottati come stile di vita da intere comunità, arte contemporanea per il recupero di spazi dismessi e accoglienza diffusa contro lo spopolamento di valli e borghi fantasma. Ma anche nuove speculazioni sui fondi della Politica agricola comunitaria (PAC) per il sostegno alla pastorizia in montagna, discariche di rifiuti speciali realizzate vicino a parchi naturali, modifiche peggiorative di leggi sulla caccia a scapito di specie in declino o minacciate a livello globale. Sono alcune delle realtà premiate dalle Bandiere Verdi e segnalate dalle Bandiere Nere 2020, raccontate nel nuovo rapporto di Carovana delle Alpi di Legambiente, che anche quest’anno ha assegnato i suoi vessilli ad attività imprenditoriali, associazioni, comunità, consorzi, Comuni e Regioni dell’arco alpino distintisi in positivo e in negativo in tema di sostenibilità. Non più semplici frammenti di montagna, ma tasselli di un mosaico ben più ampio e variegato che, di anno in anno, si arricchisce di esperienze da cui ripartire o, al contrario, da cui affrancarsi nella ricerca di un equilibrio-uomo ambiente mai percepito così tanto fondamentale come in questo particolare momento storico.
Ecco come il rapporto descrive la bocciatura del Comune di Premana.
Premana domina la Valvarrone, la più settentrionale delle valli lecchesi, al cospetto delle alte cime su cui si innesta la dorsale orobica: il paese è depositario di una millenaria tradizione di estrazione e lavorazione del ferro, e tutt’oggi è rinomato distretto industriale per la produzione di lame e forbici, con produzione destinata soprattutto all’export. L’esteso territorio comunale include le ampie convalli, confluenti nel solco principale scavato dal Varrone, sui cui pascoli alti sopravvivono attività d’alpeggio.
La sfida centrale per il futuro di Premana e per lo sviluppo delle sue potenzialità anche in altri settori (turismo e alpeggio) risiede nel mantenere un equilibrio duraturo tra la sua forte vocazione industriale e la vulnerabilità del territorio. Purtroppo i passi falsi in questo senso non sono mancati e si rilevano con crescente frequenza.
Un aspetto particolarmente critico è quello dello sviluppo, scarsamente coordinato, di un numero impressionante di strade agrosilvopastorali (ASP): opere che sarebbero essenziali per l’attività d’alpeggio, qui paiono invece rispondere più alle aspettative di proprietari di rustici e baite. Il continuo lavorio di mezzi meccanici sui versanti, spesso con cantieri assegnati con gare a fortissimo ribasso e varianti non preventivate, lascia a desiderare sulla qualità pianificatoria e progettuale di interventi che, in occasione di piogge torrenziali, si trasformano in percorsi preferenziali per le acque o in innesco di distacchi.
L’elenco dei tracciati realizzati nell’arco di pochi anni o in corso di realizzazione è una lista infinita, con opere in attesa di collaudo come l’ASP Premaniga – Alpe Solino, o in corso come quella Alpe Forni -Alpe Barconcelli, o in progetto come l’ASP Solino – Alpe Deleguaggio, o la Pian d’Alben-Barconcelli, con lotti che procedono senza che sia chiaro se le porzioni precedenti siano state collaudate, come l’ASP Giabbio-Alpe Chiarino, o diramazioni come quelle che dalla strada per Premaniga si staccano per Pezzapra, Alpe Pianco, la località Giudéé e la località Mosnico, anche cancellando antiche mulattiere acciottolate, e ancora strade su alveo del torrente Varrone, e i ripristini di viabilità danneggiata come quella per la diga di Premana.
Il sistema delle piste e tracciati ASP forma una matassa di percorsi sinuosi, di fattura discutibile anche a causa dei lavori in economia, che intaccano i pendii lasciando spazio a interrogativi sul comportamento in caso di precipitazioni a carattere di rovescio.
Recentemente è stato approvato il progetto esecutivo della strada ASP “per Alpe Barconcelli ramale Alpe Forni – Alpe Barconcelli”, con investimento previsto di 337.000 euro, che sarebbe sostenuto in parte da contributo regionale di 260.580 euro del bando “Lombardia to stay” associato ad un programma sovracomunale, “In bici tra lago e monti” per la fruizione escursionistica del territorio: un investimento complessivo di 1.200.000 euro fra cui è previsto, nel Comune di Premana, un collegamento che salendo la Valle dei Forni, tra alpeggi e malghe fino all’Alpe Artino, raggiungerebbe la costa tra Valvarrone e Valbiandino, a quasi 2.000 metri di quota, su un pascolo molto acclive.
Non è chiara la distinzione tra il finanziamento regionale per il sentiero e quello per la strada ASP, prevista da una delibera comunale, in ogni caso anche il percorso ‘escursionistico’ lascia forti interrogativi, si tratta comunque dell’ennesima opera con forti impatti realizzativi per la necessità di movimentazione di materiali su versante, con grandi dubbi che possa risultare utilizzabile dall’utenza per cui è proposta, viste le forti pendenze.