Le letture di oggi ci ricordano il martirio del Battista e di tanti martiri di sempre e di oggi. Ci parlano anche di una promessa di salvezza da parte del Signore che attraversa la storia. Ma come avranno fatto Maria ai piedi della Croce, tanti martiri, o semplicemente ancora oggi tante persone tribolate a credere a questa promessa del Signore?
Quanta fatica nel credere, ma anche quanta speranza di giustizia e di consolazione!
Il Vangelo ci presenta due atteggiamenti contrapposti davanti alla persona di Gesù.
Ma al centro, come termine con cui confrontarsi, resta sempre Gesù: “Egli è qui per la salvezza e la rovina di molti”, aveva detto di lui Simeone alla presentazione al tempio.
C’è l’atteggiamento di Erode che rappresenta tutti coloro che rifiutano chi annuncia Gesù (come il Battista) e Gesù stesso.
Ci sono poi gli apostoli e la folla che sembrano invece rappresentare tutti coloro che con semplicità e retta intenzione si avvicinano a Gesù, e Gesù li accoglie annunciando loro il Regno e guarendo i malati.
Sembra essere l’immagine della misericordia di Dio che si prende cura dei semplici, degli umili, dei malati.
E noi gioiamo per questo.
Ma di coloro che sono rappresentati da Erode?
Ci separano da loro la nostra propensione a giudicare e a condannare, e i sentimenti di avversione per le ingiustizie e violenze compiute.
Non sappiamo provare compassione come la prova Dio.
Ma Lui ha penetrato in quel mondo di male con la sua preghiera: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”, e chiamando Giuda “amico”, come per risvegliare la sua coscienza dal male che stava compiendo.
La misericordia di Dio non è perdono a buon mercato, senza che ci sia bisogno di pentimento.
Eppure è tanto grande da desiderare, precedere e offrirsi per suscitare il nostro pentimento.
E’ solo l’amore che ci può spingere a penetrare in quel mondo di male, non in modo cieco, ma condividendo il desiderio di Gesù: “che nessuno si perda”.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale