PRIMALUNA – L’8 settembre ricorre la Festa di Maria Bambina di Cortabbio, frazione di Primaluna. Quest’anno non ci sarà la tradizionale processione con il simulacro e nonostante il ridimensionamento del programma si è pensato comunque di illuminare come di consueto le due chiese. Verranno posti addobbi con nastri, fiocchi, ghirlande, fiori, drappi e luminarie alle abitazioni, così da trasmettere a tutti un messaggio di speranza.
Incontriamo Marco Marongiu residente nella caratteristica frazione di Primaluna. Mi accoglie riportandomi una celebre frase di Arthur Rimbaud, poeta francese dell’800 Ho teso corde da campanile a campanile, ghirlande da finestra a finestra, catene d’oro da stella a stella, e danzo. “Pure noi giovanotti di Cortabbio, negli anni passati soprattutto – aggiunge Marco – abbiamo teso le nostre corde per omaggiare degnamente la nostra santa patrona Maria Bambina.”
Quando hai iniziato a salire sul campanile per suonare le campane a festa? Chi ti ha insegnato a suonarle?
La tradizione di salire sul campanile del Santuario per suonare a festa credo che sia una delle prime cose che i più grandi mi abbiano insegnato, era una sorta di “rito di iniziazione”, ovviamente a fin di bene. La prima volta fu in prima media, o meglio, nell’estate tra la prima e la seconda media, con Nicolò Paroli ed Andrea Manzoni (figlio d’arte) cercavamo di capire i segreti dei maestri suonatori, seguivamo dal piazzale della chiesa il tempo e le melodie sperando in futuro di poter essere noi i protagonisti. Così una mattina, papà Gelindo Manzoni, con il consenso dei nostri genitori, decise di farci esordire lassù in cima, ricordo che l’emozione era tanta, ma altrettanta era la voglia di testare le nostre qualità in quella consolle d’altri tempi, e così, dopo le spiegazioni e le raccomandazioni del paziente maestro Gelindo, via di prima suonata. Quella fu la prima di una lunga, lunghissima serie di salite in cima al campanile.
Quando e quanto tempo si suonano solitamente le campane a festa?
Gli anziani del paese mi raccontavano che molti anni fa il suono delle campane durante il periodo della festa della Madonna era un obbligo per i giovani, molti cortabbiesi salivano al Santuario e suonavano ore ed ore senza fermarsi. Purtroppo ora la tradizione è parecchio cambiata, solitamente suono una mezz’oretta, massimo quarantacinque minuti, da solo. A farmi compagnia salgono invece ragazze e ragazzi durante la due giorni di festa del 7/8 settembre, in quei giorni il campanile è ritrovo di giovani, ma anche meno giovani, magari padri di famiglia che decidono di mostrare ai loro figli cosa significhi suonare a festa le nostre campane, ci sono poi i nostalgici, 50/60enni che tornano a salire lassù per rimembrare i bei momenti della loro gioventù da suonatori.
Hai notato cambiamenti in questi anni da campanaro? Cosa provi quando suoni a festa?
I cambiamenti sono sotto gli occhi di tutti, da piccolo le scale erano marce ed i pavimenti pericolanti, le ringhiere erano basse e arrugginite. In questi anni, grazie al lavoro di Rinaldo Manzoni e del compianto Sergio Selva abbiamo rinnovato gli interni del campanile con nuove scale, ringhiere e pavimentazioni, l’impianto per suonare è ultra-moderno, se da piccolo dovevo tirare spaghi da battacchio a ringhiera sperando di trovare il giusto tiraggio e lo spago idoneo (non marcio) ora mi basta collegare i fili di ferro da impianto a battacchio, inarcare le tre campane ed il gioco è fatto. Quando suono mi sento libero, per quella mezz’ora mi rilasso e mi concentro solo sul tempo e sulla melodia, anni fa, quando il paese era un po’ più popolato vedevo bambini giocare allegramente nelle case sottostanti a ritmo di musica, era davvero una sensazione bellissima, per non parlare dei complimenti dei più anziani che mi attendevano all’uscita della chiesa, questo sarà per me sempre motivo d’orgoglio.
Se ti chiedessi di lanciare un messaggio ai più giovani circa il suono delle campane, cosa gli diresti?
Immagino che il suono a festa delle campane del santuario di Cortabbio non sia sulla lista delle cose da fare dei miei giovani concittadini, mi piacerebbe però che in futuro qualcuno ereditasse la mia passione, una passione che viene tramandata da secoli e secoli, suonava mio fratello, suonava mio padre, immagino che pure nel 1535, anno di edificazione della Chiesa i giovani salissero a suonare a festa. Poi, detto tra noi, non penso faccia male dedicare nove giorni di festa alla nostra santa Patrona, e vi assicuro che suonare è fantastico, ci vuole tempo per imparare ovviamente, ma una volta avviati le mani vanno da sole, fidatevi di me. Purtroppo, visto il periodo attuale, quest’anno sto suonando poco e l’accesso al campanile è vietato ai visitatori, spero però in futuro che tutto possa tornare alla normalità per tramandare a qualche “monello” la mia passione e per continuare magari, da dietro le quinte a far danzare i piccoli cortabbiesi.
RedRel