PREMANA – Vi ricordate gli striscioni pacifici, non politici, della protesta dei pesci di fiume di gennaio? Erano comparsi in tutti Italia, e anche a Premana, frutto dell’iniziativa di un coordinamento che riuniva tutte le grandi associazioni di tutela ambientale e i comitati spontanei, impegnati nella difesa degli ultimi fiumi e torrenti liberi dalla devastazione e dalla speculazione del mini idroelettrico.
A Premana la battaglia è stata vinta! Dopo dieci anni esatti dedicati alla tutela dell’Alpe Rasga e del torrente Fraina, hanno vinto gli alpigiani che ne hanno difeso l’integrità, rivendicando anche la titolarità degli antichi usi civici su terre e acque a scopo di uso collettivo, e le associazioni che li hanno sostenuti – primi tra tutti WWF e Legambiente Lecco.
Ma con loro, ci spiegano, ha vinto finalmente la ragione, il buon senso, la cura per il territorio, il paesaggio e l’ambiente, per i nostri luoghi.
È arrivata infatti la notizia che la Provincia di Lecco ha formulato un diniego definitivo, con conclusione del procedimento, all’autorizzazione unica richiesta dalla società Energia Futuro Srl, che avrebbe prosciugato un corso d’acqua ancora quasi intatto e naturale, stravolgendo con centinaia di metri di condotte da incassare in pareti rocciose o sotto l’antica strada militare i versanti fragili del Varrone, che proprio in questi giorni sono stati nuovamente oggetto di gravissimi episodi di dissesto.
Nel corso di questi anni, grazie anche all’impegno del legale che ha seguito con dedizione questa complessa vicenda, l’avv. Paola Brambilla, oggi Coordinatrice del Comitato Giuridico del WWF Italia, che spiega: “Abbiamo contestato con osservazioni, diffide e ricorsi: l’esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale, fatta con metodi in contrasto con la normativa europea, basata su dati di torrenti dell’appennino emiliano e non su rilievi puntuali e che non ha tenuto conto che il bacino del Varrone è già interessato da una decina di altre derivazioni, tra cui anche dighe; la procedura con cui il Comune ha venduto al privato le proprie domande di derivazione, che erano invece state presentate per impedire l’impianto; l’intenzione del Comune di vendere gli usi civici, che servono per mantenere ambiente e paesaggio e beni naturali alla fruizione di tutti, e non per fare gli interessi speculativi di pochi; la localizzazione della derivazione e del tracciato in zone a rischio di dissesto (basta vedere cosa è successo alle opere della diga di Pagnona gli scorsi anni o cosa è successo in questi giorni alle pendici e strade attraversate dalle condotte dell’acqua); infine, grazie a uno studio affidato a un esperto, si è anche dimostrato che si trattava di un’operazione meramente speculativa, che stava in piedi solo grazie agli incentivi”.
Tutte ragioni fondate: ARPA ha certificato l’incompatibilità ambientale per le acque del prelievo, impedendo per legge l’erogazione dell’incentivazione, e i conti hanno smascherato la natura solo speculativa dell’operazione, al punto che la società stessa, si legge nel provvedimento di diniego, ha ammesso che senza incentivo l’operazione non si regge.
Dice Roberto Tenderini, portavoce degli alpigiani: “È veramente un risultato incredibile, frutto del lavoro portato avanti per 10 anni con tenacia, attenzione scrupolosa e tanta passione! È soprattutto il frutto di un lavoro di squadra, abbiamo lavorato sempre uniti, guidati magistralmente dal nostro super Eco-Avvocato Paola Brambilla. Avere al fianco persone come Mauro Spazzadeschi e Fabrizio Fazzini del Comitato Salviamo i Nostri Torrenti, instancabili nel supportarci al fine di vedere riconosciuti i nostri diritti, tutelato il nostro territorio e difeso fino allo stremo il nostro torrente e l’Alpeggio è stata per noi una grande fortuna!”.
“Così come ringraziamo per il preziosissimo supporto anche gli altri due consiglieri di minoranza del gruppo Di Nuovo Premana, Piero Caverio e Angelo Gianola. Va ricordato ovviamente il presidente dell’Associazione Alpe Rasga, Andrea Sanelli che non ha mai esitato un istante a sottoscrivere ogni iniziativa intrapresa. Tutti insieme siamo arrivati a questo grande risultato, che però per tutti noi non è certo la conclusione del percorso, poiché continueremo sicuramente ad essere vigili e a mantenere sempre alta la guardia, anche perché alcuni procedimenti sono ancora in corso, in particolare il ricorso al Commissario Usi Civici. Lavoreremo sempre per vedere riconosciuti i nostri diritti e per mantenere sempre LIBERA l’acqua del nostro meraviglioso torrente!“.
Lello Bonelli, presidente del WWF Lecco, conclude: “Ci sono Regioni che hanno deliberato, proprio in questi giorni, l’esclusione di nuovi impianti di micro e mini elettrico sui corsi d’acqua alpini: stravolgono la natura, il paesaggio, minano i fragili equilibri idrogeologici del territorio. È una notizia che fa sperare, e che dimostra che istituzioni, associazioni ecologiste e comunità locali possono e devono essere alleate per la tutela del territorio e dell’ambiente.”.
Una decisione che smentisce molte posizioni preconcette e che in qualche modo fa giustizia dopo anni e anni di battaglie civili, politiche, ambientali e giornalistiche. Mettendo in minoranza chi – anche se non soprattutto a Premana – ha cercato di “svendere” il territorio, trovandosi ora sconfitto in via come detto definitiva.
RedAmb