DON GABRIELE COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA DI CRISTO RE



La festa di Cristo, Re dell’universo, conclude l’anno liturgico ma ricorda anche la conclusione di tutta la storia: verso Cristo camminano e convergono tutti i secoli.

La prima lettura evidenzia molto bene il rapporto profondo fra Dio e l’uomo come si snoda nella storia: come Davide, l’uomo è sempre tentato di credere di fare qualcosa per Dio, dimenticando che anzitutto è Dio che fa per gli uomini.

E Paolo afferma che l’opera di Dio è averci liberati dal potere delle tenebre (cioè del male) e trasferiti nel Regno di Gesù suo figlio, donandoci la redenzione e il perdono dei peccati.

Il Vangelo ci presenta due persone a confronto: Pilato, che rappresenta l’impero di Roma, e Gesù che afferma: “il mio Regno non è di questo mondo”. Quale capovolgimento fra i due regni!

Non dei sudditi che si sacrificano per il loro re, ma un Re che si sacrifica per i suoi sudditi. Non una forza che si impone dall’esterno e che costringe, ma una forza che si propone alle coscienze per convertirci dalla nostra superbia alla sua mitezza, e così salvarci.

Vengono alla mente le parole del profeta Isaia:
“Noi tutti eravamo come pecore smarrite,
ma Dio ha fatto ricadere su Gesù l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca.
Per le sue piaghe noi siamo stati guariti”.

Abbiamo assistito in questi giorni alle elezione per il presidente degli Stati Uniti: quale differenza con Gesù! Quanti anche oggi, pur eletti democraticamente, vivono l’autorità come dominio e prepotenza.

Gesù non è democratico, né eletto democraticamente. A lui ben si addice il titolo di Re perché è tale per nascita: “Dio da Dio, Figlio del Padre”, come lo proclamiamo nel Gloria e nel Credo. Sta per essere giudicato da Pilato, eppure parla come se sia lui il giudice: e tale noi lo riconosciamo.
Non domina, ma attrae: facendo risplendere in sé l’amore di Dio per l’umanità derelitta, così che chiunque sa leggere questo segno ha la certezza di essere amato da Dio.

Mettiamoci dalla parte di Pilato per riascoltare le parole di Gesù come dette a ciascuno: “Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per te”.

Può mai essere che Dio si abbassi fino a questo punto per amore delle sue creature? di me?

Scrive Hans Kung: “Posso ribellarmi a un Dio che troneggia in una beatitudine indisturbata; ma non posso ribellarmi al Dio che nella sofferenza di Gesù mi ha rivelato tutta la sua compassione”.

È a questo modo che trionfa la regalità di Gesù.


Don Gabriele

vicario parrocchiale

 

 

 

 

 

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