DON GABRIELE COMMENTA LE LETTURE DELLA QUARTA DOMENICA DI AVVENTO



Quanto ci è raccontato nella pagina del Vangelo di oggi è accaduto all’inizio della settimana santa, ma la Liturgia ce lo propone oggi come preparazione ad accogliere Gesù nella celebrazione del prossimo Natale.

Le letture di oggi ci offrono la chiave di lettura del Vangelo in questo tempo di Avvento.

Nella 1a lettura, Isaia parla di un giudice che verrà e che sarà caratterizzato da mansuetudine.

Nel Vangelo la mansuetudine di Gesù è espressa dall’entrare in Gerusalemme cavalcando un umile asinello.

Anche la sua nascita a Betlemme, è stata caratterizzata da mansuetudine e umiltà.

Sembra incredibile che il Signore e Creatore dell’universo sia entrato visibilmente nella nostra storia a questo modo.

Ci aspetteremmo che Dio esprimesse la sua forza attraverso una manifestazione della sua potenza; mentre invece esprime la sua forza attraverso la mansuetudine e l’umiltà.

È però importante ricordare, come dice Isaia, che sarà un giudice fedele, sollecito del diritto e della giustizia.

Senza questa forza, la sola mansuetudine sarebbe debolezza e non direbbe della grandezza di Dio e del suo agire.

Ma questa forza è tale da permettergli di abbassarsi e di mettersi al di sotto di noi, per conquistare il nostro cuore con la sua bontà, convertendolo dalla nostra superbia.

I mantelli stesi per terra al passaggio di Gesù suggeriscono a noi una domanda: come ci prepariamo ad accogliere Gesù non solo a Natale, ma in ogni giorno della nostra vita, così da poter esprimere anche noi con verità la gioia per la sua venuta?

Paolo, nella 2a lettura, esprime questo pensiero invitandoci ad attendere la venuta del Signore rendendo irreprensibili i nostri cuori.

Non dobbiamo però intendere queste parole di Paolo come un precetto che nasce da noi, dalla nostra volontà, dai nostri propositi.

Se così fosse, sarebbe sempre in agguato la tentazione di sentirci bravi e, con ciò, autorizzati a guardare gli altri dall’alto in basso e giudicarli.

La vita nuova e buona del Vangelo, quella che Paolo chiama irreprensibile, non nasce dalla nostra bravura ma dal lasciarci conquistare dalla bontà di Gesù, dalla sua mansuetudine e umiltà.

Prima di essere crocifisso Gesù disse: “Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me”, ma questo modo di agire di Gesù in noi vale anche per il mistero del Natale se sapremo lasciarci sorprendere dalla sua mansuetudine e umiltà nonostante la sua onnipotenza.


Don Gabriele

vicario parrocchiale

 

 

 

 

 

 

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