Come se anticipassimo il Natale, oggi la Liturgia ci invita a rallegrarci con Maria per la sua divina maternità. Questa allegrezza non è tanto un augurio che rivolgiamo a Maria perché in lei è già compiuta essendo la madre di Gesù.
È piuttosto motivo di gioia per noi, come ci è detto in più modi nelle tre letture ascoltate:
Isaia: “Ecco, arriva il tuo salvatore”
Salmo: “Rallegrati popolo santo”
Paolo: “Siate sempre lieti nel Signore”
Vangelo: “Rallegrati piena di Grazia, il Signore è con te”.
Potremmo riassumere tutto in una piccola frase: “Siate nella gioia perché il Signore viene, il Signore è con voi”.
Anche a noi, oggi, viene rivolto questo invito: “Rallegrati”.
Ma viene da chiedersi come si può essere lieti di fronte al male che affligge tante persone nel mondo.
L’atteggiamento è quello di Maria: fidarsi di Dio.
E allora, come dice Paolo, “il Dio della pace sarà con voi”.
C’è una gioia più grande di quella delle nostre piccole o false gioie che cerchiamo in ciò che finisce; è la gioia semplice dei piccoli, degli umili, di chi si accontenta, di chi cerca di essere attento agli altri, a non pensare solo a se stesso, di chi vuole il bene dell’altro.
Il Vangelo di oggi che ci parla del concepimento di Gesù in Maria è l’inizio della storia della salvezza.
Non è un ragionamento, un’idea sulla quale ci si può mettere a discutere.
Lo si può credere o rifiutare, ma è un fatto: un fatto che noi crediamo, ma senza perdere la meraviglia per la sua disarmante semplicità.
davanti al nostro muro di superbia e di orgoglio che noi sempre opponiamo a Dio, Egli entra nella nostra storia attraverso il varco dell’umiltà.
Dirà Maria nel Magnificat: “Dio ha guadato l’umiltà della sua serva”.
Ci attenderemmo che l’agire di Dio fosse contrassegnato da potenza, da grandiosità, mentre invece si presenta piccolo e povero, cercando la fessura nella nostra umiltà per poter entrare e sgretolare ogni nostra durezza.
Anche Maria non la troviamo vanitosa perché madre del salvatore (Elisabetta le dirà: “A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me”), ma, come Giovanni Battista e come Giuseppe, non offusca affatto la persona di Gesù.
Don Gabriele
vicario parrocchiale