Le letture che ci propone la Liturgia di oggi sono particolarmente difficili. Nella prima lettura emerge la parola “sapienza”. Questa parola non va intesa come la quantità di cose conosciute come quando la riferiamo ad un uomo.
Riferita a Gesù, sapienza del Padre, vuole dire piuttosto il progetto che Dio aveva in mente da sempre, di creare e di salvare il mondo attraverso il suo Figlio e che è, nella sua essenza, un progetto di amore e di comunione.
Nella lettera di Paolo emerge invece la contrapposizione fra la vita secondo la carne e quella secondo lo Spirito.
Per Paolo “carne” non è la sessualità, come potremmo intendere, ma è tutta la realtà umana, che pur essendo in sé buona perché creata da Dio, è ora segnata dal peccato e incline a vivere in modo contrario a Dio: in modo superbo, orgoglioso, prepotente, verso Dio e verso gli uomini: questa è la radice di ogni peccato.
A questo modo di vivere secondo la carne, si contrappone il vivere secondo lo Spirito, quando lasciamo che ogni nostro comportamento sia ispirato dallo Spirito che già abita in noi.
Il Vangelo ci propone Gesù animato dallo Spirito:
“con la potenza dello Spirito ritornò in Galilea”,
“lo Spirito del Signore è sopra di me… per questo mi ha consacrato e mi ha inviato a…: oggi si è compiuta questa scrittura che avete ascoltato”.
Da queste parole emerge che è lo Spirito, presente in Gesù, che anima tutta la sua missione: portare il lieto annuncio ai poveri, la liberazione ai prigionieri, la vista ai ciechi e a proclamare l’anno di grazie del Signore.
È il lieto annuncio del Regno, ma anche il suo inizio perché Gesù è in mezzo a noi: “Oggi questa Scrittura si è compiuta”.
Come la gente presente nel tempio quel giorno vorremmo anche noi saper gioire per la presenza di Gesù in mezzo a noi; gioire per la liberazione che Gesù opera per gli oppressi, per il lieto annuncio che porta ai poveri, perché viene a dirci e a testimoniarci nella sua stessa persona, che Dio ama gli uomini, e vuole accoglierli nella sua comunione di amore.
Sappiamo che anche a noi Gesù continua a donare lo Spirito, perché abbiamo ad essere suoi collaboratori affinché si realizzi il suo regno, ma ci sentiamo così incapaci di farlo perché è così debole in noi il lasciarci guidare dal suo Spirito.
È l’anello che ci manca: è l’anello della preghiera: non la preghiera delle sole labbra, ma dello Spirito in noi.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale