ARTAVAGGIO (MOGGIO) – Il tutto è iniziato “a militare”: Angelo Esposito – primo a destra nella foto – fa amicizia con alcuni commilitoni, una volta finita la naia ognuno prende la propria strada. Il suo migliore amico si incammina in quella dell’imprenditoria, classica per chi è della Brianza.
Angelo invece prosegue l’attività di rifugista iniziata dai genitori che dalla Val Taleggio si sono spostati ad Artavaggio negli anni ’50.
L’amico brianzolo, appassionatosi nel frattempo al volo, comincia a girare con gli elicotteri ultraleggeri. Ad Angelo non fa mancare le visite in Artavaggio, dove arriva via aria. Poi coinvolge anche gli amici, e così gli elicotteri al rifugio Nicola si moltiplicano.
Sabato scorso 16 gennaio dal cielo sono arrivati in tre. Adesso ci sono le nuove generazioni perché quella di Angelo e del suo amico ha già una ottantina di anni. Walter racconta che in inverno molti raggiungono Artavaggio in motoslitta, oppure in quad, in modalità scialpinismo e ancora con le ciaspole.
Col Covid sono cambiate un po’ di cose per gli avventori del rifugio: non si consuma più all’interno, ma solamente all’esterno. “Con giornate normali anche se nuvolose si può fare, con il vento che tira a meno 10 gradi la cosa diventa difficile” rivela Walter, figlio di Angelo Esposito oggi alla guida del locale. Plexiglass e presidi sanitari completano la sicurezza.
“Già la stagione è ristretta per l’economia di montagna, la pandemia ci sta mettendo veramente in ginocchio” conclude Walter, che comunque appassionato com’è della sua attività, trova ancora la forza di postare splendide foto di elicotteri arrivati al suo rifugio per prendere panino e polenta.
N. A.
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LA NOSTRA ANTICIPAZIONE DI IERI:
ARTAVAGGIO, AL RIFUGIO IN ELICOTTERO PER UN PIATTO DI POLENTA