CASARGO – La triste vicenda delle capre trovate morte (prima un gruppo di sette in una forra tra Mornico e Narro, quindi altre 12 nella stalla) continua a far discutere.
Ora è l’avvocato del 21enne Christian Caprioli, l’allevatore di Casargo di finito nell’occhio del ciclone per la vicenda a chiedere di parlarne. Avevamo evitato di fare nome e cognome del proprietario dei poveri animali, perché non c’interessano le gogne – l’importante non era chi fosse coinvolto in quanto successo – ciò che contava e conta è che certe situazioni non accadano più.
Ora però è il suo legale Nadia Colombo di Lecco a citarne le generalità, per fare alcune precisazioni.
Come noto, l’allevamento del giovane Caprioli è stato chiuso e posto sotto sequestro dai Carabinieri Forestali di Margno, proprio per via di quelle morti. Le carcasse delle caprette trovate senza vita nella stalla sono state “smaltite” al costo di 1.200 euro, pagati dalla famiglia del piccolo imprenditore, e nell’ambito della vicenda sono entrate anche 4 mucche che, secondo quanto riferito a VN da un testimone erano “ricoverate altrove, in una stalla gentilmente prestata da un’altra persona”.
“A me risulta che siano molto magre e non vorrei che l’incuria dimostrata con gli ovini mettesse a rischio pure i bovini” disse la persona che ci aveva contestualmente segnalato un fatto inconfutabile – la morte delle 12 capre, la stessa indicazione era stata fornita precedentemente a Forestali e Comune di Casargo.
In quella che invece, a detta della legale del Caprioli è “una vicenda giudiziaria ancora tutta da chiarire e per la quale, se del caso, il mio assistito risponderà nelle competenti sedi” emerge con rilevanza (almeno secondo la parte in causa) la circostanza che le mucche “in perfette condizioni fisiche” siano state vendute “al loro valore ad un allevatore Alto Atesino”.
Insomma le capre, una ventina, sono morte e di questo il giovane allevatore dovrà rispondere (“se del caso”). Ma viene segnalata con enfasi la vicenda di 4 vacche che non sarebbero state magre.
Da ultimo, lo studio legale scrive che “l’affermazione del Sindaco di Casargo sulla vicenda riportata nell’articolo del 23 febbraio 2021, ovvero: “È evidente che, stante queste condizioni, il Comune non ha intenzione di concedere l’uso dell’alpeggio di Chiaretto, al di là delle valutazioni delle autorità competenti” parimenti è diffamatoria (sostiene l’avvocato) in quanto lo stesso Christian Caprioli, a seguito degli ultimi episodi aveva già maturato la decisione di chiudere l’Azienda Agricola, rinunciando, conseguentemente, all’Alpeggio, come comunicato al Primo Cittadino di Casargo”.
VN