VALSASSINA – “Buongiorno signore, la chiamo da ATS per comunicarle che la sua vicina di casa Signora XYZ è risultata positiva la Covid e Lei risulta essere stato a contatto, quindi un possibile contagiato. La invitiamo a prendere le distanze dai suoi familiari, a isolarsi in un locale dell’abitazione, misurare la temperatura corporea 3 volte al giorno e di annotare tutto su una tabella, in caso di sintomi quale febbre o tosse persistente può contattare il suo medico di base o i numeri che le elenco. Non potrà uscire di casa fino alla data X, in quanto si trova in regime di isolamento fiduciario domiciliare”.
Queste sono le parole che un anno fa mi sono sentito dire.
Eravamo agli inizi della pandemia, gli ospedali erano in allarme e i medici non sapevano come far fronte alla situazione sanitaria che si presentava loro, in effetti ad oggi le cose sembrano non essere cambiate di molto, abbiamo le mascherine, i gel disinfettanti, introvabili lo scorso anno.
Quello che mi torna alla mente spesso di quei giorni è la paura, non sapere a cosa sarei andato incontro se mi fossi ammalato, se avessi contagiato i miei familiari. I tamponi venivano fatti solo a persone che presentavano dei sintomi, oggi uno lo può fare privatamente. Ad ogni misurazione della temperatura l’ansia aumentava, fortunatamente non ho mai avuto febbre, la massima è stata di 36,8. Sono state giornate piene di telefonate, di messaggi, amici e parenti che dimostravano la loro vicinanza.
Poi c’è stato anche chi voleva tutelare la propria salute e chiedeva informazioni solo per paura di essere stato contagiato, anche se con questi avevo scambiato quattro parole a più di 10 metri di distanza.
Regione Lombardia aveva messo a servizio di chi era in isolamento un numero telefonico di supporto psicologico, professionisti molto preparati che aiutavano le persone ad affrontare quei momenti di solitudine e di mille pensieri che giravano per la testa.
Ho fatto 3 giorni di quarantena in più, partendo dall’ultimo contatto che ho avuto con mia moglie, per uno scrupolo del mio medico di base. Quando sono uscito di casa mi sono ritrovato in un modo completamente diverso, in strada non c’erano automobili o persone, c’era silenzio e un’atmosfera diversa, era la pandemia che avrebbe cambiato le nostre vite.
Da un lettore di VN