DON GABRIELE COMMENTA LE LETTURE DELLA 5ª DOMENICA DI QUARESIMA



Non finisce mai di stupire l’annotazione conclusiva messa in evidenza da questo Vangelo: “Alla vista di ciò che aveva compiuto, molti cedettero in Lui”: molti, dunque non tutti, eppure aveva risuscitato un morto.

Anche oggi, come già domenica scorsa nel Vangelo del cieco nato guarito, ci chiediamo: sono così accecanti l’odio, la paura di perdere il proprio potere, da opporsi a chi ha operato questo miracolo e decidere di ucciderlo?

Gesù sapeva il pericolo che correva; glielo avevano ricordato anche i suoi discepoli: “Poco fa cercavano di lapidarti, e tu ci vai di nuovo?”, ma è determinato ad andare da Lazzaro: “perché credano che tu, Padre, mi hai mandato”.

Giunto a Betania, Gesù manifesta tutta la sua umanità commuovendosi e piangendo per la morte dell’amico Lazzaro, ma anche si propone alla fede delle due sorelle: “Io sono la risurrezione e la vita. Credi tu questo?”.

La risurrezione di Lazzaro e il suo ritorno alla vita precedente non è la finalità ultima del miracolo compiuto da Gesù: è solo un segno per confermare i discepoli e i presenti nella fede in Lui come inviato dal Padre e per donare a quanti credono in Lui una vita vera che neppure la morte può vincere.

E’ a questo modo che il miracolo della risurrezione di Lazzaro diventa un segno per tutti, anche per noi. Lazzaro è davvero risorto, ma alla stessa vita di prima: morirà ancora, come ogni uomo.

Ma a Marta e a Maria Gesù dice “Io sono la risurrezione e la vita; che crede in me anche se muore vivrà in eterno”.

Come intendere queste parole?

Il miracolo dice la signoria di Gesù sulla vita fisica: egli vince la morte.

Ma le parole di Gesù proclamano che Lui è vita per chi crede in Lui: sia che uno viva, sia che muoia.

Questa vita non promette una somma eterna di giorni terreni: non dice che non moriremo mai.

La vita che Gesù propone alla nostra fede è piuttosto la ragione per cui vivere e che dà pienezza di significato alla vita: poter dire con verità: tutto per te Gesù

Già nella vita umana ci sono come dei gradini che ci fanno avvicinare a questo:

l’amore di due innamorati, l’amore di un genitore per il proprio bambino, religiosamente, l’attesa e la gioia di Simeone quando prese fra le braccia Gesù.

Gesù ci si propone come la ragione della vita che vale più della vita stessa, per la quale si può perfino donare la vita: Lui solo è la ragione che non finisce con la morte e che non deluderà mai.


Don Gabriele

Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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