DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA QUINTA DOMENICA DI PASQUA



Il Vangelo di oggi ci pone di fronte alla grande preghiera di Gesù al Padre nell’ultima cena. Subito nasce in noi una domanda: che bisogno aveva Gesù di pregare il Padre quando lui stesso, in quanto Figlio, è Dio, e quando Gesù ci dice che il Padre sa ciò di cui abbiamo bisogno prima ancora che glielo chiediamo? Ci bastino l’esempio e la raccomandazione di Gesù.

Ma se cerchiamo di capire perché pregare, proprio a partire da questa preghiera di Gesù, capiamo che la preghiera è anzitutto mettersi dentro in un rapporto di comunione e di fiducia con il Padre.

E il Vangelo di oggi trabocca di questa comunione di Gesù con il Padre.

I sentimenti espressi da Gesù in questa preghiera sono i sentimenti che Gesù ha sempre avuto nella sua vita; forse se qui li ha detti ad alta voce è perché, come disse davanti alla tomba di Lazzaro, anche gli apostoli li conoscessero.

Questo ci dice che Dio non misura la nostra preghiera dalla quantità o bellezza delle parole che diciamo, ma piuttosto dalla verità e intensità dei sentimenti che viviamo.

Gesù prega per sé, per gli apostoli e per noi.

Pregando per sé, chiede al Padre: “Glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te”.

Non è la gloria di un uomo di successo o di potere; è la gloria della fecondità della Croce, del sacrificio di Gesù per la salvezza di noi uomini.

È la gloria del Padre che ha voluto questo disegno di salvezza, e del Figlio che lo ha fatto suo in totale unità di intenti con il Padre.

È la gloria che Dio riceve dalla nostra conversione quando ci lasciamo conquistare dalla Croce: “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”.

È la gloria della fecondità delle lacrime di due genitori per il proprio figlio perché non abbia a perdersi.

Dice al Padre, riferendosi ai suoi apostoli: “Erano tuoi e li hai dati a me…. ora io vengo a te…. custodiscili nel tuo nome perché siano una sola cosa, come noi”.

E appena dopo queste parole pregherà esplicitamente anche per noi: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me”.

Pensare a questa preghiera di Gesù per noi non è un pensiero astratto, lontano dalla concretezza della nostra vita, ma è camminare confortati dal sapere che Gesù ci porta nella sua preghiera e che ci riconduce al Padre per essere accolti nella comunione di amore che unisce Gesù al Padre e che ci unirà anche fra noi, finalmente resi fratelli.


Don Gabriele

Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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