Il Vangelo di oggi ci pone di fronte alla grande preghiera di Gesù al Padre nell’ultima cena. Subito nasce in noi una domanda: che bisogno aveva Gesù di pregare il Padre quando lui stesso, in quanto Figlio, è Dio, e quando Gesù ci dice che il Padre sa ciò di cui abbiamo bisogno prima ancora che glielo chiediamo? Ci bastino l’esempio e la raccomandazione di Gesù.
Ma se cerchiamo di capire perché pregare, proprio a partire da questa preghiera di Gesù, capiamo che la preghiera è anzitutto mettersi dentro in un rapporto di comunione e di fiducia con il Padre.
E il Vangelo di oggi trabocca di questa comunione di Gesù con il Padre.
I sentimenti espressi da Gesù in questa preghiera sono i sentimenti che Gesù ha sempre avuto nella sua vita; forse se qui li ha detti ad alta voce è perché, come disse davanti alla tomba di Lazzaro, anche gli apostoli li conoscessero.
Questo ci dice che Dio non misura la nostra preghiera dalla quantità o bellezza delle parole che diciamo, ma piuttosto dalla verità e intensità dei sentimenti che viviamo.
Gesù prega per sé, per gli apostoli e per noi.
Pregando per sé, chiede al Padre: “Glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te”.
Non è la gloria di un uomo di successo o di potere; è la gloria della fecondità della Croce, del sacrificio di Gesù per la salvezza di noi uomini.
È la gloria del Padre che ha voluto questo disegno di salvezza, e del Figlio che lo ha fatto suo in totale unità di intenti con il Padre.
È la gloria che Dio riceve dalla nostra conversione quando ci lasciamo conquistare dalla Croce: “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”.
È la gloria della fecondità delle lacrime di due genitori per il proprio figlio perché non abbia a perdersi.
Dice al Padre, riferendosi ai suoi apostoli: “Erano tuoi e li hai dati a me…. ora io vengo a te…. custodiscili nel tuo nome perché siano una sola cosa, come noi”.
E appena dopo queste parole pregherà esplicitamente anche per noi: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me”.
Pensare a questa preghiera di Gesù per noi non è un pensiero astratto, lontano dalla concretezza della nostra vita, ma è camminare confortati dal sapere che Gesù ci porta nella sua preghiera e che ci riconduce al Padre per essere accolti nella comunione di amore che unisce Gesù al Padre e che ci unirà anche fra noi, finalmente resi fratelli.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale