Le letture di oggi, festa di Pentecoste, sono un crescendo di meraviglia e di stupore. Soffermiamoci su due aspetti di questa solennità. Anzitutto Pentecoste è festa del compimento della promessa di Gesù ascoltata nel Vangelo: “pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro Paraclito che rimanga con voi per sempre”.
Nella descrizione che ne fa il brano degli Atti degli Apostoli, nella prima lettura, è importante cogliere due parole: “quasi” un vento impetuoso, e “come” lingue di fuoco.
“Quasi” e “come” stanno a dire come la concretezza del dono dello Spirito vada oltre le nostre esperienze materiali, e le nostre parole per descriverla sono solo dei paragoni che ci suggeriscono due caratteristiche dello Spirito.
“Vento” ci ricorda come lo Spirito di Dio riempie l’universo ed anche, come dice Gesù, che lo Spirito soffia dove vuole: se c’è una modalità precisa in cui si comunica, come avviene nei sacramenti, è però bello coglierne l’ispirazione, incontenibile come il vento, anche in gesti e parole dove non penseremmo di trovarlo.
“Fuoco” è un’immagine che richiama l’ardore: ardore con cui condividiamo i sentimenti di Gesù e diventiamo suoi testimoni.
Il successivo miracolo delle lingue, come descritto nella pagina ascoltata, non è per incantare la gente, ma dice come lo Spirito costruisce unità, diversamente dalla superbia, secondo il significato del racconto della Torre di Babele.
Proprio perché lo Spirito è la linfa vitale della Chiesa, Pentecoste è anche la festa della nascita della Chiesa.
San Paolo ci fa una descrizione dettagliata dei doni dello Spirito. C’è qualcosa per tutti. Ognuno può scoprire in sé quale dono particolare lo Spirito gli ha dato, anche se piccolo, anche se non fra quelli che abbiamo appena ascoltato: non per tenerlo per sè, ma per il bene comune.
C’è una diversità radicale fra quando viviamo la Chiesa come organizzazione nostra, con i nostri progetti e iniziative, e quando ci lasciamo guidare dallo Spirito: non ha meno fantasia, meno realismo di noi.
Abbiamo bisogno di affidarci allo Spirito con meno parole, più silenzio, più ascolto, più contemplazione verso tutto e verso tutti, per sentire la sua presenza misteriosa, ma viva vicino a noi, e per continuare a portare nel mondo, pieni di meraviglia, l’incredibile disegno d’amore che il nostro Dio ha avuto ed ha per ogni uomo che è sulla terra.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale