DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ



La festa di oggi è per noi difficile da comprendere: ci avvicina al mistero di Dio, del quale conosciamo alcune caratteristiche come le professiamo nel Credo, ma in fondo questo Dio lo vediamo solo di spalle, come ci dice la prima lettura. Ancora una volta emerge dal Vangelo come la vita in Dio sia una vita di comunione e di amore fra le persone della Trinità: una vita alla quale la Trinità stessa invita anche noi a parteciparvi.

Traspare dalle parole di Gesù la sua profonda unità con il Padre, così che, parlando di quanti non gli hanno creduto nonostante le opere da Lui compiute, dice che “hanno odiato me e il Padre mio”.

Traspare anche la contrapposizione tra chi rifiuta Dio e chi lo accoglie e gli rende testimonianza.

Anche Paolo esprime questo pensiero affermando che c’è in noi come una tensione fra ciò a cui tende la carne (che non è la sessualità, ma è la superbia e la prepotenza, e quindi anche la sessualità vissuta non come relazione di amore e di comunione, ma come prepotenza verso l’altra persona) e ciò a cui tende lo Spirito che abita in noi e che ci rende capaci di capire Gesù e di desiderare la sua vita.

Così, tanti avevano visto ciò che Gesù aveva compiuto ma non cedettero in Lui, perché accecati dal loro orgoglio.

Altri, invece, videro e cedettero perché si sono accostati a Gesù con onestà e si sono lasciati attrarre da Lui, da ciò che annunciava: così la donna che gridò “beato il seno che ti ha allattato”, o Pietro che disse “Via da te, da chi andremo?”.

Questo mondo di Gesù, annuncio della vita trinitaria in cui tutto è amore e comunione, così che Gesù può dire “Chi vede me, vede il Padre”, inizia a riflettersi anche nella nostra vita, sia pure in modo ancora imperfetto.

Questo capita quando davanti ad un gesto di bontà, si accende in noi il desiderio di partecipare ad un mondo così: è il riflesso di quella attrazione di Dio a partecipare alla sua vita di comunione e di amore, cioè di vera bontà.

Questo anelito ad una vita di comunione e di amore che portiamo in noi, è anch’esso il segno di essere stati creati da Dio a propria immagine e somiglianza come ci dice la Bibbia.

Così, come comunione e amore sono il contenuto della vita stessa di Dio, essi sono anche il contenuto di una vita autenticamente umana.

E come è bello vedere riflessa in certi gesti umani questa bontà di Dio, sorgente di ogni bene, così quanto è triste e rovinoso mettere al suo posto altri idoli (vedi la tragedia di Stresa).

Don Gabriele
Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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