BARZIO – Foto rubata, scattata alla partenza di uno dei due interventi montani del pomeriggio dell’ultima domenica di maggio. Si vede un volontario ancora in abiti civili, lo zaino gonfio, affrettarsi verso la jeep del Soccorso Alpino. Sta raggiungendo i propri compagni mentre alle spalle si ode il clic di chiusura della sua auto, appena parcheggiata. Il gruppo fa parte della Stazione Valsassina del Cnsas.

Succede sulla piana della Comunità Montana. Perché la pubblichiamo? Siamo tutti così abituati alle immagini dei soccorritori e delle soccorritrici nella loro divisa ufficiale che quando li vediamo all’opera, inconsciamente, li indicizziamo nella categoria “supereroi“. Correndo, però, il rischio di dare per scontato il loro gesto.

Quest’uomo che si precipita verso i compagni per andare a salvare qualcun altro ci offre invece l’occasione di riflettere su come quelle divise ad alta visibilità e fasce rifrangenti contengano esseri umani, padri e madri di famiglia, ragazzi, giovani e in alcuni casi anche nonni molto esperti, insomma persone.

Astraiamoci dai due fatti specifici della domenica pomeriggio. La montagna ha le sue regole. Al momento di affrontarla bisognerebbe tener presente che quando ci si trova in difficoltà perché non ci siamo attrezzati a dovere, non abbiamo guardato le previsioni del tempo, abbiamo scelto percorsi non adatti alle nostre capacità, non abbiamo calcolato la discesa repentina delle temperature arrivano loro, i volontari del Soccorso alpino, a toglierci dai guai: persone, certamente esperte certamente capaci e agili come super eroi.

Allora bisogna saper rinunciare, avere il coraggio di tornare indietro perché nel caso d’incidente e di difficoltà rischiamo di mettere in pericolo generosi uomini e donne che interrompono il loro pomeriggio di domenica, lasciano le loro famiglie, i fidanzati e le fidanzate per correre in nostro soccorso.

Ce lo ricorda quest’uomo che a passo veloce s’incammina verso la jeep e non ha ancora indossato la divisa da supereroe.

N. A.