I GRANDI ARTICOLI DI VN/”QUELLA VOLTA CHE MI CHIAMARONO DAL BAR PER IL SEQUESTRO MORO”



VALSASSINA – Torna a grande richiesta la rubrica sui servizi giornalistici che più hanno fatto scalpore in questi quasi nove anni di vita del nostro giornale. Nello specifico, una lettera e non un pezzo “classico”. Ma quella missiva pubblicata nel novembre del 2014 fu molto letta e apprezzata.

Non una elegia vera e propria (delle cabine telefoniche in via di smantellamento), piuttosto un nostalgico amarcord. Con un episodio specifico in salsa valsassinese che rimanda a “tempi bui”…

Ecco allora la lettera, tratta dall’archivio del nostro quotidiano on line:

Gentile direttore,
archivio16870.jpgl’articolo sulle cabine e la loro rottamazione da nostalgico quale sono mi ha riportato alla mente consuetudini dei tempi che furono, anche se si parla di “soli” 40 anni fa quando ancora poche delle nostre  case  avevano il telefono fisso e la connessione perenne dei nostri giorni era inimmaginabile se non esclusivamente in qualche film di fantascienza.

È vero  che l’osteria,  o in alcuni casi l’alimentari-emporio del paese, fungevano da posto di telefono pubblico, ricordo infatti che l’oste ricevuta una telefonata, mandasse a chiamare l’interessato magari da qualche ragazzetto che si trovava nei paraggi: si trattava di un ordine imperativo per giunta da parte di un adulto, per cui rifiutarsi o lagnarsi era fuori discussione.

Le chiamate che si ricevevano non erano molte ma in alcuni casi potevano avere anche una certa urgenza. Delle volte chi riceveva la chiamata doveva interpretare il reale destinatario dato che, colpevolmente,  l’interlocutore dall’altra parte della cornetta solitamente ne ignorava il soprannome, reale anagrafica dei paesi,  o la circostanza che in un paese potesse essere più di un caso di omonimia.

Vorrei raccontare questo episodio: mi ricordo che nel 1978 ero a “naja”. La naja allora era di dodici mesi filati e le licenze erano concesse con parsimonia, mi trovavo appunto in casa quando vennero a chiamarmi dal bar: mi avevano chiamato dalla caserma in cui prestavo servizio con precetto di interrompere la licenza e tornare in caserma, avevano rapito Aldo Moro, e i militari in servizio dovevano appunto presentarsi per prendere parte ai posti di blocco stradali e tutte le misure che il governo di allora ritenne di adottare. Inutile dire che caddi dalle nuvole, non sapevo del fatto di cronaca anche perché ai tempi non avevamo molte informazioni.

Insomma, l’evento indusse i miei a “mettere dentro il telefono”, anche se sono convinto che vuoi per l’abitudine vuoi per un certo timore reverenziale, la prima chiamata fatta sarà stata dopo Spagna 82..
penso che chi oggi ha più di cinquant’anni ricordi almeno un episodio o un racconto con l’incipit : l’era rua ent ol a ciamam che…. un topòs da “lessico valsassinese”.

[Lettera firmata]

 

 

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