INTROBIO-MORBEGNO, 4 AMICI SI SFIDANO SULLA MITICA VIA DEL BITTO. “PARTE VALTELLINESE MEGLIO CURATA E VALORIZZATA DELLA VALSASSINESE”



INTROBIO – Non sarà un’impresa di cui parleranno i libri di storia, ma è stata di certo una grande soddisfazione per un gruppo di amici appassionati e un po’ matti. Sono quattro amici “intorno ai 50” di Primaluna, con una passione comune per le lunghe passeggiate in montagna, in particolare per la Val Biandino ed i suoi dintorni.

L’idea nasce vedendo un cartello nella strettoia di Introbio, proprio sotto la torre medievale, recante la scritta: “La via del bitto – Morbegno = 10 ore”.

La via del Bitto è stata una storica arteria utilizzata per secoli per collegare la Valtellina, e quindi l’Europa centrale, con Milano, passando dalla Valsassina appunto.

Il programma? Percorrere tutta la mitica via del Bitto a piedi, in un solo giorno, e passando il più possibile sul tracciato originale. L’organizzazione è minima: una ricerca sul web per capire il percorso, l’attesa per una bella domenica soleggiata, e portare la macchina la sera prima a Morbegno per il ritorno.

Domenica 13 giugno: la mattina, neanche troppo presto, i nostri Paola, Giovanna, Paolo, Maurizio e la cagnolina Maggie, la mascotte del gruppo, partono da Primaluna in direzione Introbio, per l’obbligatorio “selfie” sotto il famigerato cartello responsabile suo malgrado dell’impresa.

L’itinerario completo: Primaluna – Introbio – Val Biandino – Rifugio S.Rita – Bocchetta di Trona – deviazione improvvisata per il Lago di Inferno – Diga di Trona – Valle della Pietra – Gerola Alta – Pedesina – Rasura – Sacco – Morbegno.

Compresa la deviazione, dopo 12 ore di cammino quasi continuo e circa 43 km percorsi su e giù per monti e valli, finalmente giunge il momento per il secondo “selfie” della giornata, quello con il cartello di Morbegno.

Stanchissimi ed irregolarmente “abbronzati” , i nostri terminano l’impresa in tarda serata.

“Fino al Lago di Inferno sono zone abituali, quindi nessuna sorpresa se non la consueta meraviglia per i nostri monti – raccontano i protagonisti -. Dalla Diga di Trona in poi il tracciato, nuovo per il gruppo, si è dimostrato abbastanza segnalato e tendenzialmente ben curato, con molti tratti di acciottolato “originale” e muri a secco. Sulla strada carrozzabile si cammina in tutto per poche centinaia di metri: questo è stato uno degli aspetti più apprezzati”.

Durante il tragitto sono davvero molti gli scorci ed i passaggi incantevoli tra ponti nuovi ed antichi, torrenti e cascate, fiori e piante. Numerose le fonti di acqua a disposizione. “Spiace dirlo – proseguono nel racconto – ma la parte valtellinese è risultata generalmente meglio curata e valorizzata rispetto alla parte valsassinese, anche se l’impressione è stata che alcuni tratti non siano molto frequentati. Sarebbe una ottima cosa investire energie per migliorare anche la nostra sezione di Via del Bitto, con la giusta promozione potrebbe certamente attirare turisti appassionati di storia, di montagna, di natura… e con buona gamba”.

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