Il Vangelo di oggi ci propone una ben nota parabola di Gesù. Tutto è pronto per il banchetto per le nozze del figlio, ma gli invitati non sono interessati e rifiutano l’invito. Ma il re non si arrende di fronte al rifiuto: manda di nuovo i suoi servi, ma ancora una volta gli invitati rifiutano e addirittura uccidono i servi.
La parabola è la spiegazione chiara di quello che sta avvenendo a Gesù. Egli viene a proclamare il Regno di Dio, ma proprio i primi ai quali si rivolge lo rifiutano, anzi tramano addirittura di ucciderlo. Ma come nella parabola, non tutto finisce con il rifiuto.
L’invito verrà rivolto ad altri, e così la sala sarà riempita da tutti coloro che dicono “sì” al Signore che li chiama.
Raccogliamo due spunti di riflessione.
Anzitutto, in questo tempo in cui viene messa così in evidenza la misericordia di Dio, ecco che le letture di oggi richiamano la giustizia e la severità di Dio:
La distruzione di Sodoma e Gomorra (1a lettura) a causa del loro peccato; l’ammonimento di Paolo a considerare come ingiusti ed empi non entreranno nel Regno dei cieli; infine il Vangelo con la tragica fine di quanti hanno rifiutato l’invito e di chi non aveva l’abito nuziale. Eppure giustizia e misericordia vanno tenute insieme, perché non ne risulti un’immagine deformata di Dio.
Del resto: anche oggi non mancano i riferimenti alla misericordia:
La salvezza di Lot e della sua famiglia; Paolo: l’essere stati giustificati nel nome di Gesù; nel Vangelo: la chiamata universale alla salvezza.
Colpisce poi, nel Vangelo, la sorte di quell’invitato trovato senza l’abito nuziale.
Non era l’unico a essere stato raccolto per la strada: segno che la mancanza non sta nella provenienza.
Abito nuziale non è dunque l’appartenenza anagrafica al popolo di Dio. La chiamata è universale, ma richiede una disponibilità interiore ad accogliere questo invito: la comprensione del suo valore e la serietà nell’accoglierlo.
Dietro a ogni rifiuto c’è la presunzione di bastare a se stessi, mentre l’atteggiamento che ci è chiesto per poter accogliere Gesù è l’umile riconoscimento del bisogno che abbiamo della sua giustizia, così diversa dalla nostra.
Viene alla mente Pietro che, dopo un primo rifiuto a lasciarsi lavare i piedi da Gesù, quando capisce il bisogno che ha di Lui esclama: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo”.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale