Il Vangelo di questa domenica può essere suddiviso in due parti. La prima parte ci parla della reciproca conoscenza fra Gesù e il Padre, e alla quale Gesù rende partecipi anche noi. Già nei rapporti umani c’è una conoscenza che non è frutto tanto del sapere dell’intelligenza, quanto dell’amore.
Per questo Gesù dice: “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio”, perché nessuno ama il Padre quanto il Figlio, o il Figlio quanto il Padre.
Conoscere il Padre non è sapere che esiste, o conoscere la preghiera del Padre nostro; è condividere la conoscenza che Gesù aveva di Lui.
Ci sono parole di Gesù che ci rivelano qualcosa di questa sua conoscenza:
quando dice la cura del Padre per tutte le creature e ancor più dell’uomo;
quando, nella parabola del padre misericordioso, ci parla della sofferenza e attesa del Padre per ogni uomo che si allontana da Lui;
o quando afferma che “Dio ha tanto amato il mondo da dare per noi il suo Figlio unigenito”, facendoci intuire l’amore ma anche il dolore del Padre per il dono del Figlio per noi.
Solo Gesù comprende fino in fondo questi sentimenti del Padre, e solo il Padre comprende fino in fondo i sentimenti del Figlio, e noi possiamo entrare in questa conoscenza solo ascoltando la parola e l’accoratezza con cui ce ne parla Gesù, e in un atteggiamento di preghiera.
La seconda parte di questo Vangelo è un invito a riporre in Gesù le nostre stanchezze e delusioni.
E, incredibilmente, per trovare ristoro Gesù ci offre il suo giogo: come un bue che, stanco per il lavoro nei campi, per riposarsi offre il suo collo al giogo del contadino.
Chi mai può pensare così? Il giogo è il contrario della libertà e del riposo come solitamente li intendiamo noi.
Eppure è vero che c’è una libertà che ci stordisce, ci lascia vuoti, senza gioia.
E c’è una fatica che dà senso alle cose che si fanno, ragione e capacità di sacrificio: fatica che alla fine ci lascia contenti, soddisfatti, e nella pace.
Non è certo stata una strada facile e priva di fatiche quella percorsa da Gesù e sulla quale ci invita a seguirlo, eppure sentiamo che sulle sue labbra le parole “gioia” e “pace” che ci promette sono vere, non attese deludenti.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale