BARZIO – Parata di dirigenti, sanità pubblica amministratori e perfino la Sagra delle Sagre che pure colpe non ha, rappresentata all’atto di morte della positivissima (fino alla fine) esperienza del centro vaccinale anti Covid allestito per mesi allo ‘Spazio Valsassina’ nei pressi della sede della Comunità Montana.
L’occasione per sbandierare cifre e dati, nel salutare (purtroppo) la chiusura anticipata rispetto a quanto serviva di un hub che forse anzi certamente si doveva organizzare in modo diverso.
Sono stati più di trentamila i vaccini somministrati in totale, due terzi delle prime dosi necessarie; novemila le persone che hanno “concluso i cicli vaccinali” (47% donne, 53% uomini).
Fin qui i numeri.
Poi ci sono le valutazioni e queste, dal modesto punto di vista del giornale del territorio, sono relativamente positive e in assoluto più che negative. Proviamo a spiegarci: aver portato fin quassù un centro come quello messo in piedi sulla piana tra Barzio e Pasturo è di per sé un punto a favore della politica locale.
Bello, utile, necessario.
Ma chiudere così in anticipo l’attività, senza aver previsto un ‘piano B’ e considerando che le date della imminente Sagra delle Sagre erano e sono note da tempo, beh questo è invece altro. Un errore, certo. E sbaglia chi dice (non mancano, questi ultimi) che vabbè, dai “bisogna accontentarsi“.
Non è il nostro punto di vista – e non siamo soloni o demagoghi da quattro soldi ma solo, per l’appunto, facciamo un quotidiano e dunque ogni giorno riceviamo e registriamo appunti, commenti e sensazioni. Il cui succo vi giriamo, senza fatica: la gente NON ha gradito. Soprattutto chi non ha potuto ricevere non solo la seconda ma manco la prima dose.
Tenendo presente che (giustamente) il centro barziese ha svolto un eccellente servizio anche per vaccinandi provenienti da Lario e Bassa Valtellina, è ovvio come i valsassinesi che hanno ricevuto la/le loro dose/i sono ben lontani dalla totalità di quanti ne avevano bisogno.
C’era la possibilità di spostare la sede dell’hub? Sicuro. Ma le scelte (non gli obblighi) si sono orientate diversamente. E quello che inizialmente è stato un bel successo per la Valsassina – che oltretutto ha dimostrato organizzazione, cura ed efficienza – ora diventa quasi un boomerang, una specie di autogol con quel retrogusto di amaro che riesce a rovinarti anche il piacere iniziale, durato troppo poco.
Per questo, la data di oggi 11 luglio è da ricordare con tristezza e non certo da celebrare.
Noi la pensiamo così: VN e molti, moltissimi suoi lettori.
S. T.