Il Vangelo di oggi ci riporta nell’ultima cena di Gesù. Ancora una volta Gesù prepara i suoi discepoli al distacco da Lui, agli ultimi momenti ella sua vita con loro. E li avverte e li incoraggia: “Nel mondo avrete tribolazioni, ma fatevi coraggio: Io ho vinto il mondo”.
Nella sua passione Gesù sa, nonostante la violenza che si abbatterà si di lui e che sembrerà vincerlo, di essere custodito dal Padre: attraverserà la sofferenza provandone terrore fino a sudare sangue e subendola nella passione e morte, ma alla fine, prima ancora della risurrezione, emergerà il fondamento della sua pace: “Padre, nelle tue mani affido la mia vita”.
Sarà come uno scoglio battuto dal mare in tempesta, ma quando questa finisce lui è ancora lì.
E’ a questo modo che Gesù può dire ai suoi discepoli: “Coraggio, Io ho vinto il mondo”.
Davanti alle difficoltà della vita che vorrebbero travolgerci abbiamo bisogno di appoggiarci a Gesù, alla sua fede, alla sua certezza di essere custoditi dal Padre anche nella morte fino alla risurrezione, e che ripeta anche a noi: “Coraggio, Io ho vinto il mondo”.
Nella nostra debolezza, quante volte ci rivolgiamo a Dio perché ci risparmi le nostre sofferenze.
Del resto, anche Gesù ha esaudito queste preghiere che gli venivano rivolte, e Lui stesso ha pregato così il Padre per sé, nell’orto degli ulivi.
Ma oltre questa comprensibile preghiera, conserviamo la certezza di essere custoditi dall’amore di Dio come ci invita a fare anche Paolo: “Dio che non ha risparmiato il proprio Figlio per noi, non ci darà ogni cosa con Lui?”.
Poi Gesù si rivolge al Padre: “Padre, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi Te”.
La gloria di cui parla Gesù non è la gloria luccicante del successo secondo il mondo, celebrata sulle pagine patinate delle riviste.
E’ la gloria del successo della croce: “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”; o come disse Gesù: “gloria” è la spiga di frumento che, per la sua bellezza e bontà, è la gloria del seme che è sì morto, ma da cui è nata.
Questa è la vita eterna che Gesù ci rivela e ci offre: non è solo “vita per sempre”, ma “pienezza di vita”.
E’ vivere inseriti in quel rapporto indicibile di amore del Padre e del Figlio rivolto anche a noi, con la certezza che l’amore rende feconda ogni croce, ogni sacrificio, oltre ogni immediata evidenza: come per Gesù, così anche per noi.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale