DALLA VALSASSINA A MONTEVIDEO: LA STORIA DI UN VIAGGIO OLTREMARE. CAPITOLO 3/LETTERA DALL’AMERICA



PRIMALUNA/PILLOLE DI STORIA – Il 1927, anno di partenza per Montevideo di Ambrogio, Bernardo, Mario e Natale è stato un anno importante per Primaluna. Proprio quell’anno, al comune vennero aggregati i soppressi municipi di Barcone, Cortabbio, Pessina e Vimogno, con Reale Decreto dell’11 novembre 1927.

Col raggruppamento delle frazioni, Primaluna passò ad avere 1.427 abitanti, di cui 174 residenti a Pessina (ai tempi chiamata Pessina Valsassina), 450 nella frazione di Cortabbio e 227 in quella di Barcone

Fino al 1926 i singoli Comuni venivano amministrati da un podestà

CAPITOLO 3: LETTERA DALL’AMERICA

A Primaluna era giorno di mercato e Maria, insieme a una delle sue figlie, si era recata in centro per fare dei piccoli acquisti. Passando dall’ufficio postale, trovò il funzionario che le disse di avere qualcosa per lei. Aspettò fuori, stringendo forte la borsa della spesa tra le braccia finché non vide arrivare l’impiegato delle poste con una busta in mano.  La guardò e non ebbe il coraggio di aprirla subito, voleva aspettare di tornare a casa per farlo: la mise nella borsa e finì di fare il suo giro per il centro di Primaluna, affrettando il passo per tornare presto alla sua abitazione.

Maria faceva fatica a leggere, perciò una volta arrivata a casa chiese a una delle figlie di farlo al posto suo. 

Fu Giuditta che aprì la busta, ma prima di farlo radunò davanti al camino tutta la famiglia. C’erano perfino Francesco e Antonio che erano saliti in casa per ascoltare le notizie dall’America. 

Cara mamma e papà, cari fratelli” così iniziava la lettera che non aveva data né intestazione. “Siamo arrivati in Uruguay i primi di ottobre. Qui il tempo è diverso che da noi, non fa freddo perchè siamo in primavera. La città dove mi trovo si chiama Montevideo. Siamo stati accolti dagli amici di Cortabbio, la famiglia Muttoni e i fratelli Merlo. Facciamo fatica a parlare la nuova lingua, ma la gente è gentile e cordiale, a me mi chiamano Ambrosio al posto di Ambrogio”.

Montevideo all’epoca era una città di poco più di 400mila abitanti. Proprio in quel periodo l’arrivo di persone provenienti dall’Europa fece aumentare il numero dei residenti e la città iniziò ad avere un movimento diverso, con la costruzione di diverse opere pubbliche come il Palacio Legislativo (Parlamento), la Rambla (lungomare) e altre. 

Solo dalla Lombardia, nel 1927 erano partiti per il Sudamerica in circa 28mila, Uruguay e Argentina erano le destinazioni più ambite oltre agli Stati Uniti. 

“Ora sto cercando lavoro, abbiamo fatto i documenti e presto troveremo un posto dove lavorare. Stanno costruendo molte nuove strade e edifici, non credo farò fatica a trovare un posto” continuò Ambrogio nella sua lettera, “mi mancate tutti quanti, mi mancano le mie montagne, anche il cibo è diverso, qui si mangia tanta carne. Vi ricordo con nostalgia, vi mando un bacio, rispondete presto”.

Tutti tornarono ai loro mestieri quel giorno con un pensiero in testa, anche Ambrogio nel lontano Montevideo pensò alla sua amata Primaluna e Bernardo alla sua bambina e ai suoi due figli rimasti in Valsassina, Mario di un anno e Antonietta di 6. Era convinto che presto li avrebbe reincontrati. 

Fernando Manzoni

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