La domanda che Giacomo e Giovanni rivolgono a Gesù, suona come una domanda pretenziosa: “vogliamo che tu faccia questo per noi: stare uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Forse poteva essere un loro desiderio legittimo: stare vicini a Gesù per sempre. Forse però questa loro richiesta esprimeva il desiderio di precedenza o di superiorità sugli altri.
Non era questo l’insegnamento del Maestro.
Gesù sa che ai suoi discepoli, che lo testimonieranno fino in fondo con la loro vita, sarà riservata la sua stessa sorte di passione e morte.
Inconsapevoli o coscienti, Giacomo e Giovanni affermano di essere pronti a bere lo stesso calice e a essere battezzati con lo stesso battesimo con cui lo sarà Gesù.
Ma non starà a Gesù decidere dove dovranno sedere.
Gesù piuttosto li richiama con tutti gli altri a vivere un’altra condizione: ” Chi vuol diventare più grande tra voi sarà vostro servitore”.
Sono parole che affascinano: così è stato per Gesù, e così deve essere per chi lo vuole seguire.
Sappiamo che purtroppo per il mondo non è così.
Quanti grandi schiacciano i più piccoli, i più poveri, i più deboli.
E questo, come ci lascia intuire anche Paolo che nel brano di lettera ascoltato afferma di non aver cercato la gloria umana ma solo di piacere a Dio, può succedere anche nelle nostre comunità cristiane.
“Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi”: il risentimento suscitato negli altri discepoli sta a dire come la pretesa di superiorità sugli altri non genera fraternità, ma invidia, gelosia e divisione.
Gesù indica la strada per la vera fraternità: “Chi vuol essere il primo sia servo di tutti”.
Proprio come ha fatto Lui, ma sempre con grande dignità!
Non è nell’abbassarsi che si perde la dignità.
La si perde nel voler essere superiore agli altri, o nel servirli in modo servile.
Mentre invece c’è un modo regale di servire!
Non sono cose lontane da noi: si compiono nelle nostre famiglie, nei luoghi di lavoro e soprattutto nelle scuole; dovrebbe compiersi nella politica e in ogni ambito in cui le responsabilità andrebbero vissute come servizio e non come dominio sugli altri.
Questa è la strada che oggi Gesù ci indica per costruire vere comunità.
Don Gabriele
Vicario Parrocchiale