Nel Vangelo di oggi tutto parte dal desiderare di salvare la propria vita: chi non lo vorrebbe? Noi subito pensiamo alla nostra vita terrena, ma Gesù parla di un’altra vita, quella eterna. E per raggiungerla dobbiamo seguire Gesù. A volte sembra che Gesù faccia apposta a scoraggiare chi vorrebbe seguirlo. E’ vero che dice: “Chi perderà la propria vita per me e per il Vangelo la salverà”, ma dice anche: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua”.
Si tratta di fare una scelta: o la propria comodità, il pensare solo a se stessi, ma rinunciare al senso vero della vita; o assumersi il proprio carico di responsabilità, di croce, di cura di altri, e salvare così il senso e il valore della propria esistenza.
Ognuno di noi ha una croce da portare, ma c’è modo e modo di portare la croce.
Ci si può rifiutare, e umanamente è comprensibile quando ci sembra di essere schiacciati da una peso insopportabile.
Ma la si può portare con pazienza, con abbandono nelle mani del Signore: con fatica, ma anche con fiducia.
E tutto questo guardando a Gesù che porta la sua croce.
Perché Egli non dice: “Andate”, ma Seguitemi”.
Non è certamente né semplice né scontato.
Ma è il cammino che Gesù ci propone se non vogliamo che siano la disperazione o la sterilità della vita ad avere la meglio.
L’imperativo di oggi sembra essere: “Divertiti”.
In realtà esso ci ruba il senso della vita, perché una vita consacrata al guadagno e al divertimento ci porta alla amarezza finale di non essere serviti a niente e a nessuno.
Si rivela così la radicale diversità fra la concezione del mondo e quella di Gesù riguardo al senso della vita.
Oggi si parla tanto di valori quali la giustizia, l’onestà, la solidarietà.
In questi riferimenti c‘è certamente tanta rettitudine d’intenzioni e buona volontà, ma anche tanta confusione, se non manipolazione.
Gesù ci propone di vivere seguendo non dei principi ma la sua persona: “Chi vuol venire dietro a me”.
Celebrare la Messa è mettere la nostra vita nel solco tracciato e percorso da Gesù: quello del compimento della volontà del Padre.
E ricevere da Gesù la certezza della fecondità di una vita vissuta così: fatta sì di croci, ma con la certezza della risurrezione, cioè che quei sacrifici, vissuti così, non sono vani.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale