DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELL’ASSUNZIONE DI MARIA



A volte si sente dire: “Gli affari sono affari”, come a voler separare la terra dal cielo, l’uomo da Dio, come a voler dire che la religione resti nelle chiese. Quando poi non riusciamo a sbrigarcela da soli, allora questo Dio lo invochiamo; però resta sempre troppo grande la meraviglia per un Dio che si interessa e si inserisce nelle cose della terra.

Quello che Dio ci dice nella festa di oggi, Maria assunta in cielo in anima e corpo, è proprio questo: che a Lui sta certamente a cuore anzitutto la nostra anima (dice Gesù: “Cosa ti vale guadagnare il mondo intero se poi perdi la tua anima?”). Ma che ha a cuore anche il nostro corpo e tutta la realtà materiale.

Lo testimoniano le guarigioni operate da Gesù, la sua cura per il creato, il mandato consegnato agli apostoli di predicare il Vangelo, ma anche di guarire i malati.

Tutta la realtà materiale, benché segnata da imperfezioni e dal male, è per Gesù il luogo della cura che Dio ha per il creato e particolarmente per l’uomo.

Oggi rende evidente tutto questo in quanto ha operato in Maria portandola dall’infermità della terra allo splendore del cielo, senza passare attraverso la corruzione della morte.

L’Assunzione di Maria al cielo è partecipazione alla Risurrezione e all’Ascensione di Gesù, e per noi che la contempliamo, è un po’ come la Trasfigurazione di Gesù: anche noi, contemplando l’assunzione di Maria al cielo sentiamo di poter dire con gli apostoli presenti alla Trasfigurazione di Gesù: “E’ bello per noi stare qui!”

La fede non è un sentimento facile da avere.

Ai suoi tempi Gesù diceva: “Se non credete alle mie parole, credete almeno alle mie opere”.

L’opera che oggi Gesù ci offre come aiuto alla nostra fede e alla nostra speranza è Maria: è lei che a volte, come accade nelle sue apparizioni, squarcia il velo che ci separa dall’invisibile e ci appare nella sua gloria di cielo.

E’ consolazione e sicura speranza anche per noi.

Nel Magnificat, che anche oggi abbiamo ascoltato nel Vangelo, riecheggiano le beatitudini promesse da Gesù: è un inno di promessa e di consolazione per i poveri, gli afflitti, gli umiliati.

Ma oggi lo ascoltiamo anche come un inno di lode a Dio: di promessa che ha compiuto in Maria e, per noi, di sicura speranza.

Don Gabriele
Vicario parrocchiale

 

 

 

 

 

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