Il Vangelo di oggi ci parla dell’incontro di Nicodemo con Gesù. Nicodemo ci appare come un uomo onesto: forse è timoroso perché va da Gesù di notte, però è sincero e riconosce che Gesù non potrebbe compiere quello che fa se Dio non fosse con lui; in seguito chiederà che non si condanni Gesù prima di averlo ascoltato e porterà unguenti e profumi per la sepoltura di Gesù.
Eppure questo a Gesù non basta: c’è un salto che Nicodemo deve compiere, pari ad una nuova nascita, non più fisica ma dall’alto, se vuole entrare nel regno di Dio.
C’è qui un primo insegnamento che possiamo raccogliere: accostarci a Gesù con onestà, per quello che siamo: su convenienze e frasi fatte non si costruisce la fede, disponibilità a lasciarci insegnare da Gesù oltre le nostre convinzioni umane. Gesù parla insistentemente di “una nuova nascita”.
Per avvicinarci a comprendere questa parola possiamo considerare che già in noi c’è un sentimento, l’amore, che ci fa fare e comprendere cose che senza di esso non capiremmo: ad esempio il sacrifico “inutile” o “immeritato”, per un estraneo, un colpevole, un figlio.
Bisogna entrare nella logica dell’amore, quello vero, per comprendere il valore di certi gesti che riceviamo, o per avere la forza di compierli per altri.
Quando Gesù parla di una nuova nascita dall’alto, parla di un nuovo principio che ci è dato non solo per sapere, ma per conoscere e vivere nell’intimo le cose di Dio: è il dono dello Spirito, che ci rende suoi figli e ci permette di amare con l’amore stesso di Dio.
Non sono invenzioni religiose: è la rivelazione di Gesù.
Ma cosa capire di Dio?
In una sola parola: capire l’amore di Dio per noi.
Sta qui il salto che oggi Gesù ci propone come ha fatto con Nicodemo: dal sapere queste cose ad entrarvi, come il vero mondo di Dio, dei suoi sentimenti e a viverli noi stessi.
Dice Gesù: “Se uno non nasce da acqua e Spirito non può entrare nel regno di Dio”.
È chiaro il riferimento al Battesimo che abbiamo ricevuto.
Avvertiamo però la distanza che di fatto ci separa dal vivere così: abbiamo sì ricevuto lo Spirito santo, ma come fare per lasciarlo esprimere in noi perché renda vere le nostre parole di preghiera, o perché ci renda capaci di amare come ci ama Gesù?
Forse dobbiamo solo rimanere docili e umili davanti ad ogni sua ispirazione, come ha saputo essere Maria.
Don Gabriele
vicario parrocchiale