DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA PRIMA DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE



Il Vangelo di oggi ci propone il mandato missionario di Gesù ai suoi apostoli. Meraviglia anzitutto che dopo il rimprovero per la loro incredulità, Gesù abbia ugualmente dato a loro il mandato di annunciare a tutti il Vangelo. Questo comunque è incoraggiante perché vuol dire che tutti possono annunciare il Vangelo. A volte è proprio da una vita rovinata dal peccato e dal male che si eleva più forte e più convinta l’invocazione a Gesù salvatore, nostra unica speranza.

L’essere missionari di Gesù non è una professione che si studia e si esercita come un mestiere; nasce da una esperienza di vita con Lui. E quando questa esperienza è autentica: sia di gioia o di perdono, o di dolore, allora prorompe dal cuore il desiderio di annunciarlo ad altri.
Ma perché sacrificarsi per annunziare Gesù Cristo morto e risorto quando tutte le religioni sono buone per la salvezza?

Perché parlare di religione a chi non vuole assolutamente che gli si parli di Dio e della vita eterna? Quante obiezioni contro la missione della Chiesa nel mondo!

La storia, secondo i criteri umani, ci condanna.

La proclamazione del Vangelo non ha messo fine alle guerre, alla corruzione, all’oppressione dei poveri. Là dove c’è una guerra, dove c’è corruzione, dove i poveri sono ancora schiacciati dai ricchi e dai potenti, là ci sono i cristiani.

E allora, dov’è la forza dirompente del cristianesimo come ci fa intuire il Vangelo di oggi?
Dov’è la forza dello Spirito per cambiare questo mondo?

Abbiamo bisogno di ritornare alla semplicità e autenticità del Vangelo, come pure abbiamo bisogno di metterci in ascolto profondo e vero di ogni uomo e del mondo.

Oggi un malinteso rispetto per la libertà di ciascuno ci fa tacere il tesoro della nostra fede: per superare questo atteggiamento il nostro Vescovo ci suggerisce di pensare che siamo debitori di speranza verso gli altri.

Però, senza trionfalismi: già Pietro scriveva ai primi cristiani: “Sappiate rendere ragione della speranza che è in voi, ma fatelo con dolcezza e rispetto”.

La Missione sembra un argomento lontano da noi, mentre invece si gioca anche nelle nostre stesse famiglie, nella educazione dei figli, nel confronto fra chi crede e chi no.
Ma il bisogno di annunciare Gesù nasce in noi se con Pietro possiamo dire: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”.

Don Gabriele
Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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