Nel Vangelo di questa domenica Gesù ci propone una parabola per parlarci del Regno dei cieli.
E’ una parabola minacciosa nella sua conclusione:, ma non dobbiamo dimenticare l’insegnamento principale: la chiamata di tutti alla salvezza: “Esci sulle strade e conduci qui poveri, ciechi, storpi … perché la mia casa sia piena”. Erano cose buone il campo comperato, i buoi da provare, il matrimonio appena celebrato: Gesù non le biasima, ma il Regno non ammette che gli sia anteposto nulla.
La parabola di oggi si ricollega ad un’altra parabola, quella del seminatore e in particolare del seme caduto fra le spine che lo soffocarono; Gesù, spiegandola, diceva: “le spine sono le preoccupazioni del mondo e l’inganno della ricchezza che soffocano la Parola”, cioè che antepongono altre cose al Regno.
Si cerca una felicità, un benessere immediati; non si crede o non si pensa ad un domani: si vuole tutto qui e subito. Venendo a Messa anteponiamo l’invito di Gesù ad ogni altra occupazione pur buona e necessaria; quando viviamo fedeli ai doveri del nostro stato o ci comportiamo onestamente, secondo l’insegnamento di Gesù, anziché fare scelte contrarie, questo equivale ad accogliere il suo invito.
Vale per tutti quanto Gesù disse a Pietro: “Non c’è nessuno che abbia lasciato casa, o famiglia, o campi, per me e per il Vangelo che non riceva già al presente cento volte tanto, insieme a persecuzioni, e in più la vita eterna”.
Quell’inciso “insieme a persecuzioni” ricorda che seguire Gesù comportante anche fatica: il pranzo cui si è invitati non è solo “festa”, ma è gioia, o almeno è consolazione di
camminare già da oggi con Lui.
La conclusione minacciosa della parabola: “Nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”, ci fa chiedere: dov’è la misericordia del Signore?
Ma l’invito a entrare nel Regno è per tutti: nessuno è escluso se non per un proprio rifiuto.
Gesù un giorno disse: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”.
Alla luce della parabola di oggi, i giusti potrebbero essere gli invitati che però rifiutano e si scusano: con cortesia, ma rifiutano.
È il rischio di chi sì crede, ma con le sue misure, senza la radicalità, non il fanatismo, che chiede il Signore. Ancora una volta il Vangelo sembra insinuare che proprio chi ne è più lontano, è più disposto ad accoglierlo in pienezza.
Don Gabriele
Vicario Parrocchiale