Il Vangelo di questa prima domenica di Avvento ci mette di fronte a una visione finale della storia con scene di terrore e visioni di speranza. È quasi impossibile definire esattamente gli avvenimenti cui Gesù fa riferimento: alcuni punti si riferiscono alla distruzione di Gerusalemme e del Tempio che avverrà nell’anno 70; altre affermazioni riguardano invece la fine dei tempi e vanno considerate per l’immagine generale che esprimono.
Le scene di terrore sono decisamente le più evidenti, eppure non mancano parole di speranza.
Così Isaia, nella prima lettura, dopo aver detto come il giorno del Signore arriva implacabile, conclude dicendo: “Farò cessare la superbia dei protervi e umilierò l’orgoglio dei tiranni”: parole che esprimono speranza per gli oppressi e gli umiliati.
E Paolo, nella seconda lettura, ci esorta a non lasciarci ingannare da parole vuote, ma a comportarci come figli della luce, perché nessun impuro o avaro avrà in eredità il Regno di Cristo.
Possiamo raccogliere alcuni insegnamenti.
Anzitutto il Vangelo afferma che c’è un giudizio sulla storia e che essa non è un succedersi di avvenimenti senza senso; e poiché questo senso è voluto da Dio, ci sorregge la certezza che, pur attraverso un cammino faticoso, è un fine buono: “Tutto concorre al bene per coloro che Dio ama”.
Inoltre il discorso di Gesù volto al futuro ha lo scopo di avvertire i discepoli sulle difficoltà che incontreranno e di essere spiritualmente pronti per gli eventi che accadranno.
Ciò comporta tre atteggiamenti:
- superare la superficialità della vita che va da una cosa all’altra senza mai fermarsi a riflettere sul senso dell’insieme;
- vincere le insidie delle cose materiali che ci vorrebbero tenere legati alle cose terrene, preoccupati del nostro benessere immediato;
- chiederci qual è, oltre le attese parziali, l’attesa che attraverso tutta la nostra vita: se davvero, come diciamo nella Messa, viviamo “nell’attesa della sua venuta”
Se ci sembra lontano parlare del senso ultimo della storia, è più vicino a noi parlare del senso ultimo della nostra storia personale: il Vangelo di oggi ci invita ad avere in noi lo spirito pensieroso di chi sa valutare il senso ultimo degli avvenimenti che accadono e, nonostante tutte le difficoltà, a non perdere mai la speranza.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale