DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA



Per noi ambrosiani, la Quaresima si apre sempre con questo scenario di lotta: le tentazioni subite da Gesù nel deserto. Stupisce leggere nel Vangelo che “lo Spirito condusse Gesù nel deserto per essere tentato dal diavolo”. Verrebbe da chiedere a Dio: “Ma tu da che parte stai?”. E’ che non siamo marionette davanti a Dio, né fiori da appartamento che guai alle correnti d’aria.

Siamo persone, piene di una dignità che Dio stesso ci ha dato e rispetta, poste nel vortice della storia, dove giocare la nostra libertà e dare un senso alla nostra esistenza.

Il deserto, già di per sé luogo di essenzialità, era per gli Ebrei anche il luogo della decisione fondamentale della vita: con o senza Dio.

Come Gesù si spogliò della sua divinità, e assunse la condi-zione di servo per essere simile a noi uomini, così aveva bisogno delle tentazioni perchè emergesse decisa la sua scelta di essere tutto per il Padre, per il Regno e per noi.

Le tre tentazioni provate da Gesù riassumono le tentazioni che anche noi dobbiamo affrontare nella nostra vita: quelle del potere, del possesso, della gloria.

Ma a queste tentazioni Gesù risponde rifiutandole sempre con assoluta decisione, citando ogni volta la Parola di Dio.

Per questa sua decisione fu approvato dal Padre: approvazione che si manifesterà appieno con la sua risurrezione e che oggi intravvediamo nella conclusione di questo Vangelo: “Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli si avvicina-rono e lo servivano”.

La Quaresima che la Chiesa ci propone sull’esempio di Gesù è un cammino di liberazione e di vita nuova.

Tutta la creazione, dice San Paolo, desidera questo con noi:

lo desidera la natura che in tante sue forme di vita chiede di essere potata per crescere più rigogliosa; lo chiede questo nostro mondo che vorrebbe uscire da divisioni, da malattie, da prepotenze e da guerre.

Lo desideriamo anche noi, per noi stessi, per le nostre famiglie e per le comunità in cui viviamo.

Ma per arrivare a questa vita nuova la strada passa obbligatoriamente attraverso la rinuncia e il sacrificio, come è stato per Gesù.

Lui colloca ancora la sua persona umiliata e uccisa nella nostra storia di oggi: nel mezzo della pandemia, delle guerre, delle nostre miserie, divisioni, egoismi: Lui, un seme incredibilmente piccolo davanti alle durezze del mondo, eppure incredibilmente forte e pieno di vita così che , mostrandolo prima della comunione, possiamo proclamare la nostra fede: “Ecco l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”.

L’invito a comunicarci di Lui è invito ad unire le nostre fatiche al suo sacrificio perché “venga il suo Regno”.

Don Gabriele
Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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