PRIMALUNA – Anche se il dibattito tra chi c’era e ha visto la sofferenza, e soprattutto le vittime, non si è mai sopito, i morti, tanti ci sono stati. Oggi 18 marzo, giornata nazionale delle vittime di Covid 19: “Noi c’eravamo – ci racconta Marco Marongiu che di professione fa il necroforo – noi li abbiamo visti. Soli, su quei lettini di cliniche ed ospedali dove nessuno più poteva accedere. Abbiamo asciugato le lacrime dei dolenti per quanto fosse possibile, il tutto tramite i nostri telefoni, li abbiamo ascoltati piangere, pregare, abbiamo provato ad assecondare i loro desideri, un piccolo saluto al feretro della nonna sotto casa, prima di accompagnarla alla cremazione, abbiamo filmato le tumulazioni nei cimiteri, affinché potessero “vederli” per l’ultima volta”.
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Marco Marongiu in tuta anti Covid
“Stanchi per la “mattanza” che il virus stava compiendo – prosegue nella sua testimonianza l’impresario funebre valsassinese – girovagavamo tra comuni, cliniche ed ospedali. Sapevamo che avremmo iniziato ma non sapevamo quando avremmo finito, e come avremmo finito, “bardati” da capo a piedi sino all’ultimo centimetro del nostro corpo. Alcuni colleghi sono stati vinti dal mostro, altri non hanno mollato ed oggi possono raccontarlo. Ancora danno i brividi le scene rimaste impresse nei miei occhi, la Statale 36 percorsa solamente da carri funebri e furgoni adibiti a trasporto salme sino al forno di Albosaggia, due mesi su e giù, anche di domenica, immerso nei miei pensieri, con ancora nella testa quelle tragiche telefonate o gli sguardi persi da dietro la finestra di casa”.
“Oramai da due anni, ogni 18 marzo, il mio pensiero non può che andare a loro, alle vittime, abbandonate causa forza maggiore negli ospedali, ai parenti, che non hanno mai più rivisto i loro cari, ai medici ed agli infermieri, eroi di quel periodo che troppa gente ha dimenticato in fretta, e a noi, sempre presenti, a fianco della collettività per quanto ci fu possibile. 18 marzo, una preghiera per tutte le vittime, la gente come noi non molla mai!”.