‘LA FUCINA’ RIACCENDE I BRACIERI DI 9 OLIMPIADI. TUTTO ESAURITO A BARZIO PER FRANCO POLVARA E PAOLA POZZONI



BARZIO – Barzio e lo sci di fondo, un connubio celebrato da nove edizioni dei giochi olimpici invernali e che ‘La Fucina – Associazione Culturale’ ha voluto esaltare nella sua prima uscita pubblica. Protagonisti della serata gli atleti olimpici Paola Pozzoni e Gianfranco Polvara per i quali è stata avanzata la candidatura a cittadini benemeriti.

Decisamente di successo il primo incontro della nuova associazione culturale ‘La Fucina’. Un nome scelto per il legame storico con le fucine della Valle della Bobbia, ma che pure ben qualifica il fermento di idee e il ribollire di energia a cui l’associazione ambisce. Numerose ed eterogenee sono infatti le iniziative in preparazione, distribuite tra Barzio e Cremeno, come qualificato ed eclettico è il gruppo, animato da Francesca Arrigoni Marocco, Francesco Plati, Cesare Canepari, Daniele Invernizzi, Chiara Airoldi, Federico Oriani e Angelo Scandella.

Sala civica prenotata per intero e posti esauriti anche sotto al portico esterno, a condurre le danze con competenza e brio la giornalista ed ex atleta azzurra Anna Rosa, anch’ella con una olimpiade a curriculum (‘giudice’ alle olimpiadi di Pyeongchang 2018).

I primi ricordi sono quelli di Paola Pozzoni, che al fondo ha ammesso di essersi avvicinata solo dopo un brutto spavento con uno skilift. A cinque anni quindi ha seguito le tracce di papà Ambrogio “che ha messo gli sci ai piedi a mezza Valsassina”, non abbattendosi mai di fronte ai tanti ultimi posti grazie ai quali ha poi inanellato numerosi successi. A Sarajevo 1984 Paola ci arrivò con la squadra juniores direttamente dai mondiali in Norvegia e a 18 anni, ha ricordato, dava emozioni anche solo possedere il pass che permetteva agli atleti olimpici di muoversi liberamente.

Interessante la ricostruzione degli allenamenti dell’epoca, particolarmente intensi e pesanti per una disciplina che proprio in quegli anni stava scoprendo come approcciarsi al corpo femminile. “Una volta ci trovammo in ritiro con una squadra di Serie A – svela Paola -, loro alla sera uscivano a divertirsi, noi alle 20 crollavamo a letto. Erano impressionati dai chilometri e dai carichi coi quali ci preparavamo”.

Ben cinque le edizioni a cui ha preso parte Gianfranco Polvara, una costanza che pochi possono vantare, alle quali può aggiungere altri tre Giochi in qualità di skiman della nazionale. Vale la pena elencare: Lake Placid 1980, Sarajevo 1984, Calgary 1988, Albertville 1992, Lillehammer 1994; e poi Nagano 1998, Salt Lake 2002, Torino 2006. Con la piacevole sorpresa delle pettorine mostrate in sala.

Polvara con la pettorina di Falun ’93

“La convocazione è già un traguardo – le sensazioni di Franco -. Il villaggio olimpico è una grande famiglia dove ti puoi sedere accanto a tutto il mondo. E poter visitare quei luoghi è sempre una grande opportunità. Per la mia prima Olimpiade c’era disponibile solo un posto, nella 50 km – ha raccontato Franco -, mi dissero ‘non vogliamo il risultato ma devi arrivare in fondo’. E arrivai anche primo – scherza – perché si partiva a cronometro e io ero davanti. Al traguardo tolsi gli sci, mi voltai, e subito apparve il vero vincitore, Zimyatov: aveva recuperato una trentina di atleti e mi aveva dato un quarto d’ora”. Polvara arrivò 32°.

La 50 km poi divenne la sua gara, innumerevoli i podi, ed è col titolo italiano che si presentò al mondiale di Falun del 1993. Fu l’anno migliore nella carriera di Polvara ma in quella gara la fortuna degli avversari ci mise lo zampino. Per i barziesi quella 50 km è un ricordo collettivo, tutti possono dire dove e con chi seguirono l’evento. Franco arrivò quarto, e se l’oro di Mogren è forse fuori discussione, le prestazioni della meteora Balland e della leggenda Daehlie non furono migliori di quelle del barziese. Immancabile infine l’aneddoto con Giorgio Di Centa, che con la vittoria dei 50 km a Torino 2006 regalò a Polvara, che scelse gli sci per la gara, l’amatissima Fiat 500.

Tra immagini e riprese televisive nostalgiche, un excursus storico sullo sci di fondo è il prezioso contributo portato alla serata da Giacomo Camozzini, coautore del volume “Cento anni di sci in Valsassina. Quando la Lombardia ha messo gli Sci”. La Valsassina è stata tra le prime località a dare ospitalità allo sci nordico, passione a fine Ottocento di ‘milanesi’, capitani d’industria e benestanti. Frenesia poi trasmessa ai tanti giovani di allora, veri e propri “pionieri” e di cui Paola Pozzoni e Gianfranco Polvara sono stati la massima espressione.

Anche per questo la proposta di candidare i due olimpici barziesi alla civica benemerenza, sebbene annunciata a sorpresa, non poteva che riscuotere consensi nel pubblico. Con lo spirito di dare valore alle eccellenze e agli esempi positivi, orgoglio del paese dell’altopiano, ‘La Fucina’ sta producendo il dossier che verrà sottoposto al Consiglio Comunale.

 

 

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