Parco Regionale della Grigna Settentrionale: il Turismo “Ambientale” di montagna aspetta che si passi dalle parole ai fatti o si chiuda Bottega. A rivitalizzare la promozione del comparto turistico della Valsassina e nel Parco non basta la sola viabilità di fondovalle in via di completamento.
È risaputo che nei documenti della Comunità Montana Valsassina si trovi anche un “capitoletto” riservato al Parco montano della Grigna, nel quale sono descritte le azioni a tutela del suo territorio e della forestazione senza trascurare la protezione naturalistica, conservando al contempo le caratteristiche geologiche, eccetera, eccetera. E ci mancherebbe altro. Un’area protetta di tale importanza ha giustamente predisposto gli indispensabili quanto teorici strumenti operativi e fin qui tutto bene ma il piatto piange sugli aspetti legati al suo potenziale ruolo di concreto volano socioeconomico della Valle e dunque anche Turistico in senso stretto. Almeno al sottoscritto così pare.
Ho infatti riscontrato solo e soltanto un generico riferimento ad attività finalizzate alla tutela del paesaggio, flora e fauna o anche ad una non meglio precisata crescita sociale, economica e culturale. Tutto ciò dovrebbe favorire, tra l’altro, lo sviluppo e la fruizione turistica del territorio con iniziative che ad oggi trovano solo un “minimo riscontro probatorio” ma che in pratica dovrebbero essere realizzate operando in favore delle popolazioni residenti nell’area protetta e, si spera aggiungo io, anche di quelle confinanti. Lodevoli le iniziative didattiche e le gitarelle agostane e anche qualche convegno ma questo non basta a mettersi i pantaloni lunghi e a crescere.
Sappiamo che non è un Parco di città ma un po’ di buona volontà ed elasticità farebbero bene non solo all’Ambiente ma anche all’imprenditoria locale di settore che, lo ripeto, è quello del turismo di montagna in un’area a due passi da Milano e dalla popolosa Brianza oltre che dalla Superstrada 36 dello Spluga: sulla nostra Riviera transitano turisti provenienti da mezza Europa e spesso trascurano il nostro Parco geograficamente vicinissimo ma ancora opaco e dunque poco visibile e ancor meno attrattivo.
Quelli che ancora mancano, dalla sua istituzione nel 2005, sono progetti di peso che consentano di dare attuazione alle pur lodevoli dichiarazioni di principio che da allora si sono susseguite ma che non hanno prodotto un reddito significativo che provenga dalla programmazione dell’Ente e che travalichi la concessione di qualche modesto contributo. È vero che si legge di collaborazioni in itinere con altre vicine CM o Enti pubblici ma tutto ha l’aria di essere un po’ polveroso e problematico e pertanto, si lascia intendere, ancora di là da venire. Predisporre documenti programmatici è senz’altro utile e previsto a termine di leggi e regolamenti ma le norme dovrebbero servire a concretizzare gli obiettivi elencati in quello che, nella fattispecie, appare come il solito e un po’ ammuffito Libro dei sogni.
A rivitalizzare il comparto turistico della Valsassina non basta, infatti, la sola viabilità di fondovalle in via di completamento per vivere tranquillamente in attesa del taglio del nastro e sentirsi con la coscienza a posto. Promozione e attrattività turistica sono un’altra cosa.
L’annosa quanto sostanziale mancanza di una qualificata attività a promozione del Turismo nostrano e l’assordante silenzio del gestore del Parco a tal proposito, potrebbero facilmente essere descritte in termini più coloriti ma lo scopo di chi scrive non è quello di puntare il dito bensì di richiamare l’attenzione sulla necessità di continuare a ospitare sul nostro territorio quella che agli occhi degli osservatori più attenti e obiettivi, oggi, appare come una inutile e onerosa sovrastruttura burocratica di cui la stragrande maggioranza dei Valsassinesi non sente il bisogno o addirittura ne ignora l’esistenza. Il Parco così com’è non incide sulla vita di chi opera in Valsassina nel campo dell’accoglienza turistica, infatti, manca anche il coordinamento necessario farlo decollare uscendo da questo limbo.
Se è vero che il Parco della Grigna è stato istituito nel 2005 e solo successivamente ne è stata affidata la gestione alla nostra CM Valsassina, è anche vero che di questo Parco si parla, leggi alla mano, dal 1986 e sarebbe ora di passare dalla teoria alla pratica o si chiudano rapidamente i battenti, con buona pace delle motivazioni iniziali e dell’ideale entusiasmo di chi ha amministrato la Valle in tempi non troppo lontani. Quando hanno passato il testimone si attendevano di assistere a un film diverso, con attori che sapessero rilanciare l’azione del Parco così da non sperperare e svilire il patrimonio lasciato dai molti che originariamente hanno creduto nel futuro di un’area protetta in Valsassina e operato per la sua istituzione.
Nel frattempo che si decide cosa farà da grande il nostro Parco ci si provi a far qualcosa di meglio e, credetemi, ci vorrebbe davvero poco: in territori confinanti con la Valsassina e in Lombardia non mancano infatti esempi virtuosi da imitare o anche solo da copiare se i Nostri proprio non riescono a sfornare nulla di meglio, autonomamente a casa propria. Continuando invece sull’attuale falsariga e affidandosi ad una stanca e improduttiva ordinaria amministrazione, l’anonimo Parco Regionale della Grigna Settentrionale continuerà purtroppo a essere visto anche dalla nostra Gente come una sbiadita figurina e una inutile zavorra
Non giova lasciar trapelare che si possa tornare a una gestione autonoma del Parco svincolandolo dalla CM e che dunque ci potrebbe essere una poltrona presidenziale da consegnare alle terga di chi è allineato con la politichetta locale e soprattutto ossequioso e gradito dal capetto di turno, del partito di turno..
Claudio Baruffaldi