In questa seconda domenica di Pasqua la Liturgia, celebrando la Divina Misericordia, ci invita a leggere il Vangelo alla luce di questo cuore di Dio. Raccogliamo due spunti particolari. Anzitutto Gesù, apparendo la prima volta ai discepoli, augura la pace e dona lo Spirito Santo per il perdono dei peccati.
Pace e perdono dei peccati ci appaiono così come al vertice dei desideri di Dio per la nostra umanità.
Ma pace e peccati sono parole che nel nostro parlare hanno perso il significato che dà a loro Gesù.
Quando parliamo di pace, noi subito pensiamo alle guerre, ma per Gesù anzitutto è la pace della coscienza.
Se ripensiamo alla parabola del Figliol prodigo, quel padre accetta, sia pure forse a malincuore, che quel figlio pretenda la sua eredità e la vada a sperperare abbruttendo se stesso, ma attende fiducioso che ritorni per riaccoglierlo come figlio ravveduto e cambiato.
Così per la nostra povera umanità di oggi: meraviglierebbe se un giorno capissimo che quanto oggi succede di male, a livello personale, familiare, del mondo, della Chiesa, e che abbruttisce tutti e tutto, addirittura che distrugge, Dio ce lo lascia compiere perché rispetta la nostra libertà e perché, abbruttiti e pentiti, torniamo a lui con tutto il cuore? Non per rinfacciarci: “Hai visto?”, ma per riaccoglierci come figli ritrovati.
Se il peccato è lontananza da Dio, sciupio di ogni cosa bella a partire dalla nostra stessa persona, prepotenza, rottura di ogni comunione e armonia, allora il perdono è l’espressione
più grande della Divina Misericordia.
Ma la Misericordia Divina si manifesta anche con la condi-scendenza avuta verso il discepolo Tommaso e la sua e nostra fatica del credere in Gesù.
Abbiamo contemplato Gesù sulla croce: in Lui si è reso visibile l’amore del Padre per noi.
Lo abbiamo contemplato risorto dopo aver attraversato la passione e la morte con assoluta fiducia nella bontà della volontà del Padre e ci ha detto: “Chi vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua”.
Credere in Gesù, figlio di Dio e rivelatore del Padre, non è una semplice o insignificante o retrograda scelta religiosa, ma è riconoscere che questa nostra vita e questo nostro mondo sono accompagnati, nel loro travaglio, dalla misericordia di Dio, che attende che torniamo a Lui, fonte del vero Amore.
L’evangelista Giovanni ci ricorda l’importanza decisiva di questa credere in Gesù quando dice: “Perché credendo abbiate in voi la vita”.
Capiamo la verità di queste parole quando riusciamo a dire con consapevolezza davanti a Gesù: “Tu sei il segno della misericordia del Padre”, “Tu sei la nostra speranza”.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale