BELLAGIO – Si chiama via Teresio Olivelli la centralissima (ora ex) via Roma di Bellagio, dove l’antifascista beatificato nacque nel 1916. Originario della Valsassina, la mamma era una Invernizzi di Cassina e tanti i parenti nei nostri paesi, Olivelli è stato riscoperto recentemente grazie all’Anpi e al processo di canonizzazione che nel febbraio 2018 ha proclamato beato il 29enne sottotenente degli Alpini ucciso il 17 gennaio 1945.
Impossibile non sottolineare i riferimenti con l’attualità: professore a Pavia, Olivelli si arruolò per seguire i suoi studenti nella tragica campagna di Russia, morì per le percosse ricevute dai carcerieri del lager di Hersbruck dopo che provò a difendere un prigioniero ucraino.
Sabato 30 aprile a Bellagio la cerimonia di inaugurazione della via, tra numeroso pubblico e tante autorità, accompagnate dalla musica della fanfare alpina. All’ombra della targa che recita “via Teresio Olivelli” sindaci e militari, sacerdoti e anche il nipote del beato, Diego Olivelli. Per la Valsassina presente il vicepresidente della locale sezione Anpi Augusto Giuseppe Amanti.
“È un onore per Bellagio accogliere così tanti ospiti – ha commentato il sindaco Angelo Barindelli -. Ora Teresio Olivelli non è più patrimonio di un Comune o di un territorio, ma di tutta l’umanità. A noi spetta condividerne gli ideali di libertà e giustizia e ricordare che le ignobili ideologie nazista e fascista non vanno sdoganate mai”.
A prendere la parola anche Mauro Guerra, sindaco di Tremezzina dove Olivelli si unì alla Resistenza e fondò il giornale clandestino ‘Il ribelle‘, il presidente del Consiglio Regionale Alessandro Fermi, il presidente dell’Anpi Enrico Bianchi e il prefetto di Como Andrea Polichetti. Fiorenzo Bongiasca, presidente della Provincia di Como, ha letto la Preghiera del Ribelle che Olivelli scrisse in prigionia.
C.C.