Il Vangelo di questa domenica ci propone l’ultima parte della grande preghiera di Gesù nell’ultima cena, nella quale Gesù, dopo aver pregato per se stesso e per i suoi discepoli, prega per noi e chiede al Padre il dono dell’unità: “Ti prego per coloro che crederanno in me, perché siano una cosa sola: come Tu Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perchè il mondo creda che tu mi hai mandato”. Rispettiamo questa preghiera di Gesù, ma nelle nostre preghiere noi chiediamo altro: chiediamo la salute, il lavoro, la pace.
Eppure questa preghiera di Gesù ci porta nel cuore della vita e alle sorgenti dell’unità fra noi: l’essere accolti nella comunione che c’è fra il Padre e Gesù.
La vita cristiana, già al suo inizio nel Battesimo, è accettare di essere accolti in questa comunione; il Credo, prima di essere una professione di fede fatta di formule, è credere nella persona di Gesù, inviato dal Padre per conduci a Lui.
Quanto ci siamo allontanati da questa semplicità evangelica!
In questa preghiera Gesù dice anche: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria”.
Colpisce questo “voglio” di Gesù al Padre: ma non è una pretesa.
E’ invece l’espressione di un amore così profondo fra Gesù e il Padre, da far sì che il Padre potesse chiedere a Gesù il sacrificio della Croce, senza che questo amore venisse in alcun modo sminuito, e che ora Gesù possa dire al Padre “voglio”, non come pretesa o ricompensa, ma come espressione di una volontà comune: di Gesù e del Padre.
Nelle nostre famiglie e nel nostro vivere insieme, spesso giudichiamo comodo e pretenzioso un comportamento così, che chiede ad un altro un sacrificio al posto proprio.
Ma quando è sincero, senza interessi nascosti, anche fra noi diventa rivelatore di vero amore e di vera comunione: ad esempio, un genitore che davanti al figlio gravemente ammalato o morente dicesse con sincerità “potessi essere io al suo posto”, o anche solo quando un papà parla bene al figlio dei sacrifici della mamma o viceversa.
In Dio c’è questa comunione e questo amore nella sua forma più limpida e intensa possibile, ed è questo amore la sua “gloria”.
Renderà partecipi anche noi di questa suo amore se ci affideremo a Lui: come con il figliol prodigo, ci avvolgerà con la sua misericordia, ci abbraccerà con il suo amore e ci accoglierà nella sua casa in festa per noi: sarà questa la sua e nostra gloria.
Ringraziamo Gesù per questa sua preghiera che continua a rivolgere al Padre per noi, e lasciamo che ci conduca alla comunione in Dio e fra noi.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale