DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA SETTIMA DOMENICA DOPO PASQUA



Il Vangelo di questa domenica ci propone l’ultima parte della grande preghiera di Gesù nell’ultima cena, nella quale Gesù, dopo aver pregato per se stesso e per i suoi discepoli, prega per noi e chiede al Padre il dono dell’unità: “Ti prego per coloro che crederanno in me, perché siano una cosa sola: come Tu Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perchè il mondo creda che tu mi hai mandato”. Rispettiamo questa preghiera di Gesù, ma nelle nostre preghiere noi chiediamo altro: chiediamo la salute, il lavoro, la pace.

Eppure questa preghiera di Gesù ci porta nel cuore della vita e alle sorgenti dell’unità fra noi: l’essere accolti nella comunione che c’è fra il Padre e Gesù.

La vita cristiana, già al suo inizio nel Battesimo, è accettare di essere accolti in questa comunione; il Credo, prima di essere una professione di fede fatta di formule, è credere nella persona di Gesù, inviato dal Padre per conduci a Lui.

Quanto ci siamo allontanati da questa semplicità evangelica!

In questa preghiera Gesù dice anche: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria”.

Colpisce questo “voglio” di Gesù al Padre: ma non è una pretesa.

E’ invece l’espressione di un amore così profondo fra Gesù e il Padre, da far sì che il Padre potesse chiedere a Gesù il sacrificio della Croce, senza che questo amore venisse in alcun modo sminuito, e che ora Gesù possa dire al Padre “voglio”, non come pretesa o ricompensa, ma come espressione di una volontà comune: di Gesù e del Padre.

Nelle nostre famiglie e nel nostro vivere insieme, spesso giudichiamo comodo e pretenzioso un comportamento così, che chiede ad un altro un sacrificio al posto proprio.

Ma quando è sincero, senza interessi nascosti, anche fra noi diventa rivelatore di vero amore e di vera comunione: ad esempio, un genitore che davanti al figlio gravemente ammalato o morente dicesse con sincerità “potessi essere io al suo posto”, o anche solo quando un papà parla bene al figlio dei sacrifici della mamma o viceversa.

In Dio c’è questa comunione e questo amore nella sua forma più limpida e intensa possibile, ed è questo amore la sua “gloria”.

Renderà partecipi anche noi di questa suo amore se ci affideremo a Lui: come con il figliol prodigo, ci avvolgerà con la sua misericordia, ci abbraccerà con il suo amore e ci accoglierà nella sua casa in festa per noi: sarà questa la sua e nostra gloria.

Ringraziamo Gesù per questa sua preghiera che continua a rivolgere al Padre per noi, e lasciamo che ci conduca alla comunione in Dio e fra noi.

Don Gabriele
Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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