CENTO ANNI DI AZIONE CATTOLICA A PREMANA. OLTRE ALLA FESTA, SLANCI E SPUNTI PER RINNOVARSI



PREMANA – Un’associazione laicale inserita nel cuore della storia, della vita e delle tradizioni del proprio paese. I festeggiamenti per i 100 anni di fondazione dell’Unione Giovani Premana lo hanno confermato appieno.

Domenica 19 giugno la parrocchia di Premana, mille metri, duemila abitanti al termine della Valsassina e all’inizio della Valvarrone, ha festeggiato la solennità del Corpus Domini. Non una semplice processione, ma uno scivolare in un lunghissimo tunnel di fede popolare. Il Santissimo Sacramento percorre le strette vie del paese di montagna, spesso solo gradini, interamente ricoperte di fiori, teli, immagini sacre, frasi del Vangelo. Non mancano i bambini della Prima Comunione, ma anche gli storici candelabri e crocefissi retti dalle Consorelle e dai Confratelli. A reggere l’Ostensorio don Marco Tenderini con a fianco don Angelo Bellati, che ricordavano rispettivamente il 40esimo e 25esimo di sacerdozio; solo due delle tante vocazioni anche alla missione del paese.

Si passa accanto ad un grande calice realizzato ad uncinetto dalle socie di Ac in tempo di pandemia in sostituzione della processione non svolta allora. Una socia di Ac, impegnata pure nella Fuci, vestita col tradizionale costume valligiano, regge lo stendardo che reca la data del 1922. Al suo fianco pregano il presidente diocesano Gianni Borsa, e la responsabile zonale unitaria di Lecco Silvia Negri, presenti alla giornata di festeggiamenti.

“Un gruppo di giovani reduci dalla Grande guerra – spiega la presidente parrocchiale, Armida Gianola – maturò il progetto di avere un punto di riferimento, un’ancora di salvezza dopo la devastante esperienza in trincea. C’è qualche accenno già in un documento del 1918 infatti, ma la fondazione effettiva è del 1922. Poi il silenzio del Ventennio e la ripresa dopo la Seconda guerra mondiale con tanti presidenti, tanti soci, tanti incontri a cui oggi diciamo insieme grazie”.

Una storia che si innesta con la vita del paese. Non è una caso che la festa per l’Ac si sia svolta in una delle più tradizionali feste locali; il pasto per gli ospiti è il “past”, il menù tipico degli alpeggi: una sana e robusta minestra di riso, con carne bollita e frugali sottaceti, da consumare tutt’insieme.

Un’associazione non atipica però; anche qui si vive appieno il rapporto, talvolta da chiarire, con la pastorale ordinaria, lo slancio del Sinodo, il calo degli associati. Se n’è parlato nel pomeriggio proprio con il presidente diocesano Gianni Borsa che prendendo spunto dall’esperienza del Corpus domini ha invitato i soci a partire sempre dalla preghiera, dalla Parola. “Perché non pensare ad un “adoro il lunedì” calato nella realtà di Premana?”, il suo invito accanto a quello di essere pronti a rispondere alle grandi domande del tempo presente così denso di tensioni.

Un ringraziamento particolare è stato rivolto a don Mauro Ghislanzoni, il parroco che lascia dopo 20 anni Premana. “Sei stato sempre presente ai nostri incontri – ha detto la presidente Gianola – con discrezione e costanza, facendoci capire cosa significhi far crescere un’associazione di laici”.

Ultimo atto della giornata, oltre il taglio della torta, lo scambio di doni. Gianni Borsa ha omaggiato la presidente parrocchiale della biografia di Armida Barelli, saputo che i suoi genitori, giunti con lei all’ottavo figlio, avevano esaurito i nomi tradizionali del posto e si lasciarono suggerire quello di una certa Barelli di cui si parlava in Ac.

 

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