VENDROGNO – Panchinoni, una campagna per fermarne la proliferazione. Pochissimi li apprezzano (tranne i “panchinisti” e i mistici del marketing territoriale copia e incolla) ma dilagano per una forma di insensata emulazione.
Oggi sul quotidiano l’Alto Adige è uscito un articolo a firma di Annibale Salsa, antropologo, già presidente nazionale del Cai, con giudizi pesantemente negativi sui “panchinoni”. Un articolo altrettanto demolitore sui panchinoni è in arrivo su Araberara, giornale molto seguito nella montagna bergamasca e il Valcamonica.
Amministrazioni comunali e, spesso, anche i media locali ne tessono le lodi ma, se si guardano i commenti, il 90% delle persone sono contrarie al dilagare di questa moda che riempie punti panoramici delle montagne con un manufatto pesante, dai colori violenti, che richiede una pedana di cemento armato.
Molto critici i commenti per l’inaugurazione, in questi giorni in provincia di Lecco, del panchinone all’alpe Chiaro di Vendrogno (Bellano), con il sindaco Rusconi con bermuda e fascia tricolore a recitare un ruolo molto simile a “scherzi a parte”.
Sulle panchine giganti, oltre tutto, ci si arrampica salendo su dei “gradini” che sono contro ogni criterio di sicurezza. Pare che i criteri del rispetto paesaggistico, della sicurezza siano derogati in presenza di “opere d’arte”! come i panchinoni (o è un caso di applicazione di due pesi e due misure?).
Sulle montagne lombarde stanno arrivando altri panchinoni perché la moda è abilmente “pompata”. Continuano a posarle anche se non c’è consenso. Lo fanno per attirare gli invasati “panchinisti” che vi arrivano senza staccare gli occhi dallo schermo del dispositivo che li guida (con Google map), stimolati dalle recensioni di Trip advisor, per farsi il selfie e farsi applicare sul “passaporto del panchinista” il bollino. Per il resto non lasciano molto (di buono) sul territorio.
Un meccanismo del tutto autoreferziale che umilia in diversi modi il rispetto del bene comune (rispetto di sé stessa di una comunità, oltre che paesaggio ecc.). Così Ruralpini.it, sito che difende la montagna rurale, degli alpeggi, delle attività tradizionali, ha lanciato un sondaggio su Facebook (gruppo ruralpini resistenza rurale ma votabile da tutti quelli che hanno un account Facebook) che, partito ieri, ha raggiunto 600 votanti e che vede il NO a nuovi panchinoni attestarsi al 94% vai al sondaggio
Per dire basta ai panchinoni diverse associazioni ambientaliste, culturali, rurali delle provincie di Bergamo e di Sondrio (ma se ne potranno aggiungere di altre provincie montane) stanno mettendo a punto una petizione unitaria che punta a far dichiarare una “moratoria”, uno stop ai panchinoni. In attesa che amministrazioni e soggetti locali si rendano conto dell’effetto boomerang che susciterebbe l’ulteriore estendersi dell’insulsa iniziativa.
Michele Corti
ruralpini.it
Immagini credit TizianoFoto – Facebook