La domanda posta a Gesù nel Vangelo di oggi è di quelle che fanno rizzare le orecchie anche a noi: “Sono pochi quelli che si salvano?”. Chissà se quell’uomo poneva a Gesù questa domanda con la stessa angoscia di una mamma che mi chiedeva se suo figlio, grande bestemmiatore, lontano da ogni pratica religiosa e morto all’improvviso, si sarà salvato. In tal caso, da questa domanda trapela non la curiosità, ma qualcosa della preghiera di intercessione fatta da Abramo e che abbiamo ascoltato nella prima lettura.
Ascoltando la risposta di Gesù, si direbbe che a lui non importa il numero di quanti si salvano, ma non è così: la sua non è indifferenza, lui è venuto perché nessuno si perda, ed è talmente forte e vero questo suo desiderio, che per questo ha dato la vita stessa.
Rispondendo Gesù dice: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”: è il messaggio principale di questo Vangelo.
La larghezza di Gesù nell’annunciare e offrire la salvezza è assolutamente ampio e non esclude nessuno; sta però a noi accogliere questa salvezza, che è entrare nel suo Regno.
Oggi Gesù esprime questa accoglienza con l’immagine di entrare nella porta stretta: porta stretta è la via dell’amore che, se è autentico, è donazione, sacrificio, consumarsi per gli altri.
Non basterà dunque l’essere discendenti di Abramo o aver compiuto gesti religiosi (“non abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza?”) in sé giusti, ma solo formali, esteriori, vuoti di cuore: potremo ugualmente sentirci dire, con nostra
sorpresa e spavento: “Non vi conosco”.
Ma proprio questo sgretolare la nostra superbia, e perciò falsa certezza, ci mette con le spalle al muro, ma anche nella condizione di poter accogliere davvero il Signore: non facendo affidamento sulla nostra giustizia, ma sulla sua misericordia.
“Abbiamo mangiato… abbiamo bevuto… le nostre piazze…”:
ma non siamo noi i padroni di Dio, dei gesti della nostra religione: lo sappiamo, ne siamo convinti, ma se Gesù lo dice, ci sarà bene il pericolo di essere invece così.
Come è facile, anche per un prete, essere padrone dei sacramenti che celebra o della Parola di Dio che annuncia!
Anche nel Vangelo di oggi Gesù ci ammonisce: “Attenti. verranno da oriente e da occidente… e voi cacciati fuori”; è una parola fortissima che ci richiama non per escluderci, ma per ammonirci ad avere l’atteggiamento giusto per potere tutti, anche noi, entrare nel suo Regno.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale